Agromafie, Rimini in maglia nera
RIMINI. L’indice di diffusione delle agromafie in Emilia Romagna è al di sotto della media nazionale, ma emerge comunque «una penetrazione della malavita che mette a rischio la concorrenza e il libero mercato legale, soffocando l’imprenditoria onesta e compromettendo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy».
Lo sostiene Coldiretti Emilia Romagna, in base all’Indice di organizzazione criminale (Ioc), nell’ambito del quarto Rapporto agromafie portato avanti con la stessa Coldiretti e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
In regione, rileva la Coldiretti, il grado di penetrazione malavitoso è più evidente in Romagna, anche se è contenuto rispetto al resto della penisola. Nella classifica ricavata da Eurispes tramite l’indice Ioc, la prima provincia in Emilia Romagna per presenza di criminalità è quella di Rimini con un indice del 21,7, primo posto in regione ma solo 61° in Italia. Insieme con Rimini, al livello medio-basso (tra il 56° e l’81° posto) ci sono: Bologna 75ª (Ioc a 15,2), Ravenna 77ª e Forlì - Cesena 79ª. Si piazzano nella parte bassa della classifica: Reggio Emilia 87ª, Modena 91ª, Piacenza 93ª, Parma 94ª e Ferrara 95ª. «Le province dell’Emilia Romagna - commenta Coldiretti - sono tutte al di sotto della media nazionale dello Ioc (pari al 29,1), però emerge una penetrazione della malavita che mette a rischio la concorrenza e il libero mercato legale».
In ogni caso sono stati confiscati comunque beni immobili e aziende alla criminalità organizzata.
Secondo i dati dell’Agenzia nazionale competente, in regione «sono stati sequestrati 230 beni immobili, di cui 78 destinati, 145 in gestione totale e 7 usciti dalla gestione; le aziende sequestrate sono state 44, di cui 13 destinate, 19 in gestione e 12 già uscite dalla gestione».
L’agricoltura e l’agroalimentare, inoltre, restano sotto l’influenza della malavita soprattutto per quanto riguarda furti e frodi: e dall’estate 2015 i furti nelle aziende agricole hanno registrato una forte escalation «con razzie di raccolti nei campi, in particolare ortaggi, cocomeri in testa, e poi con furti di gasolio agricolo e di attrezzi e mezzi agricoli, in particolare trattori».
In testa alla classifica dei prodotti più falsificati ci sono i formaggi, Parmigiano Reggiano in testa «con imitazioni in tutto il mondo», ma anche il prosciutto di Parma, l’aceto balsamico, le conserve di pomodoro.
«La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo, il cosiddetto italian sounding, supera un fatturato di 60 miliardi di euro, 8 miliardi in Emilia Romagna».