«Il modello non cambia»
RAVENNA. Alle porte della stagione 2014-15, Ravenna Teatro – che cura la stagione di prosa del teatro Alighieri e la programmazione di “Ravenna viso-in-aria” al teatro Rasi – si presenta con un’importante novità: Marco Martinelli lascia, infatti, dopo diciotto anni, la direzione artistica dello stabile di innovazione, sostituito da quella che fino a oggi ne è stata la direttrice organizzativa, Marcella Nonni. La decisione, maturata negli ultimi anni, è dovuta ai tanti nuovi progetti che sempre più vedranno Martinelli impegnato in Italia e in Europa. Novità come il “dittico” sul gioco d’azzardo che ha debuttato il 12 settembre al Teatro lirico sperimentale “Belli” di Spoleto per il progetto Opera nova. Di questa incursione nel campo lirico del Teatro delle Albe e dell’intensissimo momento della sua compagnia, nonché di Ravenna Teatro, ci parla lo stesso Martinelli.
Com’è nato questo dittico?
«È stata una commissione del Teatro lirico sperimentale di Spoleto, l’unica struttura in Italia che fa davvero sperimentazione radicale sull’opera lirica, chiamando autori e registi a comporre un’opera completamente nuova, nei testi e nelle musiche. Ci si rapporta con un compositore, nel mio caso Cristian Carrara, e il tema deve essere legato alla società. Hanno chiamato me ed Ermanna Montanari e abbiamo individuato nella piaga del gioco d’azzardo un tema molto interessante che abbiamo declinato in una duplice forma, due atti unici, contrapposti tra loro. “Il giocatore” è il gorgo suicida di un giocatore di slot machine, che ho scritto parlando con dei giocatori che mi hanno raccontato la loro via crucis. Il secondo atto si intitola “Canzone dei luoghi comuni” e rovescia la negatività dell’usuale espressione “gioco” in un ballo collettivo in cui il “luogo” che si abita è un luogo di condivisione, un luogo “comune” appunto, fatto di canti e strilla di bambini. Nella prima parte c’è Alessandro Argnani con due cantanti lirici, nella seconda c’è Ermanna con i cantanti e con un coro di trenta bambini di Spoleto. Mescolare attori e cantanti lirici è un altro aspetto che ci è piaciuto molto di questo progetto».
Lavorare nel mondo della lirica non è una novità per lei.
«Avevo fatto una regia tanti anni fa per Ravenna festival, “La locandiera”, e un’altra al Comunale di Bologna, “Lucrezia Borgia”, con Mariella Devia, ma poi ho sempre rifiutato perché non mi interessava quel meccanismo. Qui ho accettato perché potevo scrivere io il testo e c’erano di conseguenza tempi di realizzazione più simili a quelli a cui siamo abituati. Mi ha affascinato la sfida di unire recitazione e canto e creare l’opera ex novo».
E dopo Spoleto?.
«È un periodo decisamente intenso, perché oltretutto stiamo anche preparando “La vita agli arresti”, di Aung San Suu Kyi, che debutterà in novembre nella stagione di prosa dell’Alighieri. Prima però andrò in Germania, a Brema, per lavorare sulla versione in tedesco di “Rumore di acque”, spettacolo che poi verrà proposto in Romania e Belgio, in rumeno e francese».
Da qui la decisione di Ravenna Teatro di affidare la direzione artistica a Marcella Nonni.
«Era da qualche anno che a Ravenna Teatro stavamo pensando a questa soluzione, perché il lavoro di creazione delle Albe stava andando sempre più in una direzione internazionale e dunque più complessa logisticamente. Fare bene il lavoro di direttore artistico significa dedicare molto tempo a vedere gli spettacoli e a confrontarsi con le altre compagnie, tempo che mi veniva sempre più ridotto dall’attività di creazione. Così abbiamo preso questa decisione. Però vorrei approfittare di questa occasione per chiarire pubblicamente che in questi anni la direzione artistica – a parte ovviamente un mio segno personale – è sempre stata condivisa con Ravenna Teatro, Marcella Nonni in primis, e quindi la nuova direzione continuerà a confrontarsi come sempre con tutti noi. Il modello culturale e teatrale creato in questi vent’anni non verrà rovesciato. Abbiamo lavorato sempre per l’intelligenza teatrale e continueremo a farlo, e se qualcuno, un po’ più pigro, spera invece che si cambi linea, gli vogliamo togliere subito quest’illusione».
In effetti, leggendo i commenti su blog e siti, sembra che parte del pubblico della stagione di prosa si aspetti grandi cambiamenti.
«Noi siamo sereni nell’accettare tutti i giudizi; diciamo solamente, anche a fronte di altre stagioni che vedono diminuire gli abbonati, che noi non solo abbiamo mantenuto i nostri oltre 2.000, ma abbiamo anche creato un modello teatrale e culturale che viene invidiato in tutta Italia; se qualcuno non se ne accorge è libero di non farlo e noi siamo altrettanto liberi. Abbiamo un patto col Comune di Ravenna fondato sulla reciproca stima e sulla qualità del nostro lavoro, la nostra linea culturale, che l’Amministrazione ha sempre sostenuto. Quindi continuiamo con serenità, sentendo come anche tutte le chiamate internazionali siano segni di un buon lavoro svolto».