Serena Grandi, l'"Anita" che sogna una stella

RIMINI. È stata sveglia tutta la notte per seguire in diretta le premiazioni degli Oscar con una certezza nel cuore: Sorrentino vincerà. Dopo una lunga dormita, nel primo pomeriggio ha raggiunto il suo locale riminese, “La locanda di Miranda”, poi di corsa dal dentista.
Serena, se l’aspettava questa vittoria?
«Sì, me lo sentivo. L’avevo proprio nel cuore, sapevo che Sorrentino questo Oscar l’avrebbe preso, soprattutto per la prepotente bellezza di questa sceneggiatura. È un film che è uscito di prepotenza, che ha sbancato tutti i premi e l’Oscar non poteva mancare. E poi questa vittoria è anche un’iniezione di fiducia per la nostra Italia».
Dopo l’assegnazione del Golden Globe e l’attesa degli Oscar si è sentita con Sorrentino?
«Sì, ci siamo scritti dei messaggi meravigliosi».
Come festeggerà questo Oscar?
«Io sono a Rimini, vivo qua. Chiaro che se la società di produzione organizzerà una festa, ci andrò. Ma in questo momento Sorrentino è in America: è impegnato con i casting per il nuovo film».
E per lei è prevista una parte?
«Se mi ama, mi chiama».
Sorrentino ha dedicato l’Oscar a Fellini. C’è un filo rosso che la lega al regista riminese?
«Secondo me Sorrentino mi ha preso proprio perché ricordo la bellezza felliniana. Non ha voluto che dimagrissi, anzi mi ha messo un busto affinché sembrassi più grossa. Mi ha fatto fare un po’ l’Anitona della Dolce vita»
Un grande onore.
«Sì, però me ne sono accorta dopo. Quando nel film dico “Auguri Jep, auguri Roma”, la pronuncia ricorda quella di Anita quando dice “Come on Marcello”».
Come procederà ora la sua carriera?
«Dovrò scegliere sceneggiature importanti. Se arrivano bene, altrimenti punterò a una stella Michelin. Ma mi lasci aggiungere una nota».
Prego.
«L’unica cosa che mi dispiace è che qua a Rimini noi riminesi non abbiamo ancora capito che cosa abbiamo: Fellini. Persino la Fondazione è fallita! Sono senza parole. È una cosa orribile, davvero inquietante». (an.batt.)