«Basta una canzone a ricordarti chi sei»
CESENA. Quello di giovedì 16 al Teatro Verdi di Cesena sarà l’undicesimo “sold out” del suo “A casa tutto bene” tour. Dario Brunori, alias Brunori Sas, ne ha fatta di strada e con il suo quarto disco sembra finalmente arrivare, dopo quella oramai ampiamente acquisita nella scena indipendente, anche la consacrazione presso il grande pubblico. I numeri infatti fanno registrare record di vendite e concerti da tutto esaurito eppure, proprio questa volta, il cantautore calabrese non ha fatto sconti, andando dritto al cuore di un tema non proprio tra i più facili da raccontare, la paura.
«La paura di fondo è quella ancestrale dell’abbandono e della fine; di una relazione, di una illusione, della vita stessa. Dopo il tour dello spettacolo “Brunori srl”, dove al contrario era l’ironia al centro di tutto, ho capito che ero pronto per un disco diverso, concepito come ricerca di una consapevolezza di fondo in grado di affrontare, quando non esorcizzare, il grande tema delle paure, al plurale».
Dalle paure dei singoli a quelle di una società, come nella dura “l’uomo nero”. Un ritratto tagliente di una società chiusa e che prende paura “solo perché un ragazzino arabo si è messo a pregare dicendo il corano”.
«Viviamo in una società dove alla paura atavica dell’uomo si somma quella generata da un sistema di potere, da un meccanismo mediatico e sociale che sulle paure profonde lavora non per affrontarle e cercarle di superare ma per amplificarle. Tutto diventa potenzialmente minaccioso rendendoci più ansiosi e vulnerabili»
Eppure In “canzoni contro la paura” ci ricorda che anche “in mezzo a questo dolore basta una canzone a ricordarti chi sei”?
«Si, mi piace dire che questo è un disco di canzoni pensanti e non pesanti, ma faccio riferimento nel brano alle tante canzoni in cui ognuno di noi si ritrova quando si sente smarrito. Per fortuna le canzoni possono ancora servire a questo e mi auguro che anche le mie possano contribuire, nel loro piccolo»
La musica indie è in grande fermento e produce numeri importanti e attira un pubblico crescente. Cosa manca per fare il grande passo?
«Noto una apertura nuova di radio e locali alla nostra musica. Il modello dei talent sembra oramai saturo, in declino, e torna l’attenzione verso forme di espressione meno mediata. Un ritorno ad una sovrapposizione di linguaggi, codici e stili che c’è sempre stato, convivendo. Se penso agli anni ottanta al fianco della “Banana republic” di Dalla e De Gregori potevi trovare Sabrina Salerno. Oggi accanto a Rovazzi, per dire, è bello che al grande pubblico possa arrivare anche Brunori o Motta. C’è un movimento di artisti che lavora in maniera autentica e diretta, parlando di temi anche scomodi ma in cui le persone si ritrovano»
In “Lamezia Milano” canta della “provincia ferma agli anni ottanta”; lei che ci torna abitualmente, come vede la provincia romagnola?
«La Romagna per me rappresenta la provincia buona, quella sana, che mantiene il gusto delle piccole cose, delle relazioni, dello stare bene. La famiglia di mio padre è di origine romagnola, e durante l’ultimo concerto da voi, a Verucchio, mi sono venuti a vedere tutti i Brunori del paese. Non la conosco così bene, ma mi sembra che possano convivere dinamiche relazionali da piccolo paese con una attitudine sociale e culturale di tipo più metropolitano»
Dalle ore 21, opening act di Cassandra Raffaele.
Info: 339 214 0806