Carisp: corsia preferenziale per il credito a 1.400 imprese
CESENA. Credito predeliberato a beneficio di 1.400 imprese del territorio. È la prima mossa operativa di ampio respiro fatta dalla Cassa di Risparmio di Cesena nella sua nuova configurazione derivata dall’acquisizione effettuata da Crédit Agricole Cariparma. In pratica, dopo avere analizzato la loro affidabilità, si è spianata la strada ad una lista di aziende per fruire di eventuali finanziamenti. Il tutto determinando fino a che cifra possono ottenere senza ostacoli denari preziosi per lo sviluppo.
Con questa decisione, perfezionata due giorni fa sotto la regia del direttore generale Massimo Tripuzzi, si vuole anche dare un segnale significativo. La banca cesenate, che da qualche anno, a causa della nota crisi che l’ha travolta, non è stata sostanzialmente in grado di fare il suo mestiere, è pronta a cambiare passo. Nel senso che tornerà a sostenere le famiglie, con offerte molto competitive sul versante dei mutui casa, e il sistema produttivo, con un’attenzione speciale alle piccole realtà. Ovviamente stando ben in guardia a non ripetere gli errori del passato, quando si diedero risorse a una platea ristretta di imprese non sane. I nuovi proprietari della storica banca cesenate puntano insomma sulla sostanza per dimostrare che intendono mantenere un saldo legame con il territorio. Una sfida cruciale perché i simboli identitari, che comunque qualcosa contano, spariranno presto: non solo la vecchia Carisp sarà incorporata ma le parole Cassa di Risparmio e Cesena diventeranno ricordi, rimpiazzati dall’unico marchio “Crédit Agricole”.
Al di là dei campanili e delle nostalgie, l’ostacolo più grosso da superare resta quello delle tensioni con i 13.000 vecchi clienti azionisti, che alla fine riavranno un decimo dei soldi investiti in un passato ormai lontano ma che brucia. Il ragionamento firmato Crédit Agricole è semplice: non solo è stato mantenuto il valore di 0,50 euro ad azione fissato nel 2016 quando il Fondo interbancario tutela depositi intervenne con una ricapitalizzazione da 280 milioni di euro, ma con l’offerta pubblica d’acquisto che verrà lanciata in aprile per chi resterà cliente per almeno tre anni a quella cifra se ne aggiungerà fra tre anni una variabile tra 0,33 e 0,85 euro per ciascuna azione. Oltre a speciali condizioni (bassi costi di gestione conti, investimenti sicuri con tassi più alti di quelli di mercato, e così via) al centro di un’offerta commerciale ad hoc. Tutto ciò viene considerato un «segnale d’attenzione», che non ha avuto alcuna altra banca che ha fatto acquisizioni nell’ultimo anno e mezzo. Tra l’altro viene fatto notare che la quotazione di 0,50 euro non è stata ulteriormente intaccata grazie a un’iniezione di 70 milioni aggiuntivi ai 130 sborsati per comprare Carisp Cesena, Carim Rimini e Carismi San Miniato. Infine, viene messo l’accento sul fatto che si sono tutelati gli obbligazionisti (per i “subordinati” era concreto il rischio di perdere i soldi) e non ci sono stati esuberi, né ci saranno spostamenti non volontari del personale.