Arnaldo Amadori stroncato da un infarto
Tutto ha avuto inizio negli anni ’50 del secolo scorso, quando i fratelli Amadori svilupparono l’attività avviata dai genitori dando vita a numerosi allevamenti avicoli in Romagna. Poco a poco sono riusciti a mettere in piedi un’intera filiera integrata con mangimificio, incubatoio, stabilimento. Dal 1969, anno ufficiale di fondazione fino ad oggi, pur mantenendo il proprio cuore ed il proprio cervello nello storico sito a San Vittore, l’azienda è cresciuta fino a diventare leader nazionale nel suo settore, con un fatturato annuo che si aggira attorno a 1 miliardo e 200 milioni di euro. E dietro questo successo c’è stata anche la mano di Arnaldo, che ha lavorato in Amadori fino al 1998. Ora il testimone è passato ai figli Andrea e Gianluca, che stanno continuando a fornire il loro apporto all’interno del colosso avicolo, occupando ruoli di rilievo.
Anche dopo il suo trasferimento in America Latina, Arnaldo era rimasto vicino all’azienda, mantenendo contatti con i tanti collaboratori che hanno lavorato al suo fianco per tanti tempi e che, oltre alle capacità professionali, ne ricordano il carattere «estroverso», sottolineando che «metteva di buon umore con la sua allegria contagiosa».
Ora si attende il rimpatrio della salma (che potrebbe non essere immediato, per le pratiche burocratiche da espletare), per celebrare il funerale nella sua terra, prima dell’eterno riposo nel vecchio cimitero di Tipano, dove gli Amadori hanno una tomba di famiglia.