Morte sul Gran Sasso, famiglie unite nell’esposto

RIMINI. Anche la famiglia di Cristian Gualdi - l’alpinista morto sul Gran Sasso con l’amico Luca Perazzini durante un’escursione il 22 dicembre scorso - chiede verità: il fratello di Cristian, Luca Gualdi, ha infatti firmato un’integrazione all’esposto presentato a febbraio dalla famiglia Perazzini. Ad assumere la tutela legale di Gualdi sono gli avvocati Luca Greco e Francesca Giovanetti, che hanno depositato il documento in procura a Teramo, dove è aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo, con le indagini affidate ai carabinieri di Assergi, in provincia de L’Aquila. L’integrazione dell’esposto contiene alcune novità rispetto alle carte precedentemente consegnate agli organi inquirenti: nello specifico, gli avvocati delle due famiglie chiedono che la Procura approfondisca il tema dei soccorsi attivati nella giornata del 22 dicembre 2024, subito dopo la drammatica caduta della coppia di escursionisti nel Vallone dell’Inferno, a 2.700 metri di quota. I legali chiedono che sia fatta luce sull’attivazione della macchina dei soccorsi e soprattutto se - una volta ricevuta la richiesta di aiuto da Perazzini e Gualdi - siano stati messi in moto proprio tutti i livelli di intervento a disposizione delle autorità. L’intervento dei soccorritori fu infatti ritardato dalle proibitive condizioni meteorologiche che imperversavano sul Gran Sasso in quei giorni, tanto che fu possibile concretizzare i tentativi di aiuto solo il 27 dicembre: ma, purtroppo, Perazzini e Gualdi furono ritrovati morti assiderati. Le famiglie - e, con loro, gli avvocati Greco e Giovanetti - vogliono capire se, in quel maledetto 22 dicembre, la macchina dei soccorsi sia stata attivata immediatamente nella sua completezza, anche perché la posizione dei due alpinisti era stata localizzata subito dopo il lancio dell’Sos.
Non è questo, però, l’unico interrogativo che tormenta i familiari dei due santarcangiolesi: l’esposto presentato dal fratello di Perazzini verteva infatti sull’accessibilità dei percorsi montani (specialmente alla luce del repentino peggioramento della situazione meteo) e sull’effettiva presenza di una corretta segnaletica sul sentiero, oltre che - naturalmente - sui soccorsi, tema ulteriormente approfondito con il nuovo esposto appena consegnato alla Procura.
Insomma, i nodi da sciogliere per capire se la tragedia di Gualdi e Perazzini sia stata una sventura inevitabile o se potesse essere prevenuta in qualche modo sono ancora tanti. Anzi, aumentano: intanto il fascicolo per omicidio colposo resta ancora aperto contro ignoti e le indagini proseguono con l’ascolto delle versioni di diverse persone informate sui fatti.