Lupi scatenati in Valmarecchia, sbranati sedici asini

Rimini

Lupi scatenati, sbranati 16 asini su 28. Il sindaco di San Leo: «I nostri allevatori sotto attacco, si permetta almeno la cattura dei predatori». Vedere dilaniare il proprio bestiame e sapere di non poter far nulla. Un’amarezza, quella con cui fa i conti chi gestisce allevamenti, che sfocia in un sentimento di frustrazione se non di collera. Continua la scia di sangue in Valmarecchia e l’amministrazione leontina alza la voce. «Il problema non è solo percepito ma reale e la mattanza colpisce senza distinzione asini, ovini e bovini». Non usa mezzi toni il primo cittadino di San Leo, Leonardo Bindi che invita le istituzioni competenti a correre ai ripari prima che sia troppo tardi. «Il numero dei predatori è in costante ascesa – prosegue - e con sempre maggior frequenza si avvicinano ai centri abitati e agli insediamenti produttivi, persino durante il giorno». Da qui la richiesta di un cambio di passo che consenta «in punta di diritto la cattura o l’eventuale abbattimento, a fronte di specifici regolamenti. Già non è semplice dedicare anima, tempo e risparmi di una vita all’allevamento nelle aree interne, - sottolinea – risparmiamo a tutti almeno quest’ennesima prova».

Il caso e i numeri

Un grave episodio di aggressione da parte di lupi ha coinvolto l’azienda agricola di William Giacobbi. A raccontare un’odissea consumata in due notti della scorsa estate è il 22enne Davide che lavora nell’azienda agricola dello zio, William appunto, che oltre agli asini alleva 23 pecore di cui una uccisa dai lupi «un mese fa in pieno mezzogiorno». «Ho perso il conto dei danni - allarga le braccia Davide - ormai non teniamo più capre perché ce l’hanno divorate tutte». Ma è tutto. I lupi hanno imparato a eludere il recinto elettrificato, alto due metri e lungo otto chilometri, che delimita l’area. Morale? «Ormai teniamo gli animali giorno e notte nelle stalle. Non perdiamo di vista neppure i nostri 7 cani, non solo per tutelarli dagli attacchi ma anche perché, se dovessero uccidere un lupo, ne dovremmo rispondere in sede penale, in quanto specie protetta». Mani legate e spalle al muro, dunque. Quanto agli asinelli non erano destinati alla macellazione essendo animali da compagnia a disposizione dei bambini delle scuole, in una sorta di Pet Therapy. Certo, esistono i risarcimenti anche se, come spiega il 22enne, «per avere cifre esigue, bisogna attendere anche due anni e mezzo». Numeri alla mano, ogni asino costa 600 euro, che moltiplicato per 16 esemplari persi, fa 9600 euro andati in fumo. «La tristezza è su 16 capi massacrati – rincara Davide – uno solo è stato mangiato». Non sempre dunque si tratterebbe di lotta per la sopravvivenza. Da qui le proposte come ad esempio «spostare i lupi in un’oasi apposita, o abbattere i capi in eccesso rispetto a un numero massimo stabilito». Poi la domanda choc per chi si ostina a fare orecchie da mercante: «Quando avranno ucciso tutti i nostri capi, dove andranno i lupi? In città, ovviamente. Servono provvedimenti urgenti per tutelare tutti».

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