Lo psicologo: “Non arrabbiatevi per voti e pagelle: insegnate ai figli passione e resilienza. No ai premi in denaro”

Rimini

«Anziché arrabbiarvi per una brutta pagella, insegnate ai vostri figli passione e resilienza». Il fatidico conto alla rovescia è iniziato. Le scuole che hanno scelto la scansione trimestrale, anziché il quadrimestre, sono infatti alle battute finali per lo scrutinio di dicembre. Come gestire le reazioni perché il panettone non vada di traverso tra brutti voti e litigate formato famiglia? Lo spiega Matteo Stievano, psicologo esperto in età evolutiva.

Dottor Stievano, come dovrebbe reagire un genitore davanti alle pagelle dei figli?

«Valorizzando i successi e i progressi fatti, senza darli per scontati e senza chiedere subito di più. Altrettanto importante è mantenere un equilibrio tra studio e attività extrascolastiche, assicurandosi che i risultati non siano arrivati a discapito di altre aree fondamentali per lo sviluppo dei giovani. Naturale anche impostare obiettivi futuri, usando il successo come trampolino per ulteriori traguardi e sfide».

Cosa evitare?

«Meglio non usare premi in denaro né pungoli materiali per celebrare il successo. Ogni studente deve avvertire che sta impegnandosi per se stesso. È preferibile valutare la possibilità di un premio “in fiducia”, come ad esempio la disinstallazione delle app per monitorare in tempo reale i risultati delle verifiche, assenze e note, ma anche un’uscita speciale in famiglia o con gli amici».

Pagella da appena sufficiente a pessima: istruzioni per l’uso.

«Evitiamo reazioni impulsive. In questi casi è fondamentale prendersi un momento per riflettere prima di reagire. Il punto di partenza è un’analisi costruttiva, identificando le aree di difficoltà e i modi per migliorare».

Secondo step?

«Stabilire un piano di azione. Qualche esempio? Collaborare per creare un piano di studio realistico, valutando l’eventuale necessità di supporto esterno o di una valutazione approfondita per comprendere in quali specifiche aree dell’apprendimento un ragazzo sia indietro nonché quali strumenti mettere in campo e quali evitare. Incoraggiare la passione nelle materie complesse è un altro punto essenziale».

Studiare insieme ai figli: sì o no?

«Non è sempre necessario o consigliato, specialmente durante gli anni delle scuole superiori, fare i compiti con i propri figli. Tuttavia, dimostrare passione e interesse per un argomento può essere molto stimolante. È sufficiente proporre visite a musei o parchi a tema incentrati sull’edutainment, guardare film o video educativi su YouTube o partecipare a qualsiasi attività legata ai temi più complessi e meno attraenti. Solo così possiamo aiutare i nostri figli ad apprezzare di più certi argomenti e a farli propri».

È bene incoraggiare la resilienza?

«Assolutamente sì, bisogna aiutare i figli a vedere la situazione come un’opportunità per crescere e migliorare ma anche salvaguardare sempre l’autostima, mettendo in risalto la fiducia che abbiamo in loro come persone, al di là dei successi scolastici. Un altro consiglio? Salvaguardare sempre la visione della scuola come palestra di vita, invece che come prigione fatta di lavori forzati e umiliazioni, a fronte di richieste continue di dimostrare prestazioni».

Meglio il bastone o la carota?

«Il miglioramento di noi stessi e degli altri passa solo attraverso la gratificazione; dunque, è necessario porsi piccoli obiettivi realistici (che di volta in volta aumentano in difficoltà) da premiare, piuttosto che punire. Se vogliamo che ci siano conseguenze negative per un comportamento sbagliato o una mancanza, queste dovrebbero essere subito conseguenti al comportamento e con una durata limitata nel tempo. E’ meglio togliere il telefono 3 volte in un mese per un giorno, piuttosto che per una o due settimane di fila».

Un consiglio per tutti?

«Ricordare che lo studio è una maratona, non una corsa. È importante mantenere un buon ritmo lungo tutto il percorso educativo, preservando equilibrio e motivazione».

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