“Latino alle medie? A Rimini si fa già, ma lo studio mnemonico è superato”
La nuova riforma della scuola programmata dal ministro Giuseppe Valditara fa discutere. Dallo studio della Bibbia, alle poesie imparate a memoria alle elementari, fino al latino facoltativo a partire dalla seconda media. Acclamata dagli esponenti di governo e maggioranza, messa sotto accusa dall’opposizione, che la taccia di essere figlia di un’ideologia nazionalista e sovranista.
L’accoglienza riminese è tiepida, in attesa delle declinazioni che la riforma assumerà quando verrà progettata nel concreto (il “nuovo corso” prenderà vita nell’anno scolastico 2026/2027). Ma di certo il latino alle medie non troverà impreparati gli studenti riminesi.
«La nostra scuola lo prevede già come attività extra curriculare facoltativa da alcuni anni. E nell’ultimo periodo c’è stato un aumento di richieste, tanto che per l’anno scolastico attuale abbiamo attivato ben tre corsi». La dirigente scolastica Lorella Camporesi, ora alla guida delle scuole medie Bertola, dopo dieci anni al timone dell’Istituto comprensivo Centro storico, spiega che la domanda di anticipare lo studio del latino in vista dell’iscrizione al liceo è effettivamente una necessità avvertita dalle famiglie. «Ma se si tratta di attività facoltativa - fa notare la preside - deve necessariamente essere prevista un’alternativa. Quale? E soprattutto, se il latino deve essere inserito tra le attività curricolari, come cambierà la distribuzione delle altre ore? Andrà ridotto l’orario di italiano? Di una lingua straniera?». Quesiti a cui il pool di esperti (professori e latinisti) a cui il governo si è rivolto risponderà nei prossimi mesi, quando verranno messe a punto le linee guida per le scuole elementari e medie.
La metodologia
A suscitare più perplessità è il ritorno allo studio mnemonico di poesie e filastrocche. In merito, la vicesindaca, con delega alle politiche scolastiche Chiara Bellini (che invece reputa una «buona idea» l’insegnamento opzionale del latino alle medie, «che molte a scuole a Rimini già fanno») osserva come «certi metodi e tecniche sono oggi davvero superate, perché aumentano il divario tra studenti anziché colmarlo. Mi riferisco a coloro che hanno difficoltà o disturbi dell’apprendimento, ad esempio. Per un bambino dislessico imparare una poesia a memoria risulta dieci volte più faticoso che per altri. Importante, a mio avviso, sarebbe invece un’educazione al piacere delle poesia».
Camporesi invece punta sulla necessità, oggi, «che esiste Internet e la possibilità di reperire facilmente informazioni di tipo nozionistico» di promuovere uno studio «che era invece indispensabile 50 anni fa, a meno di non voler correre sempre in biblioteca». Camporesi fa però una precisazione: «Imparare a memorizzare è fondamentale, ma è importante che la metodologia venga lasciata in mano ai pedagogisti e soprattutto che si promuovano attività proiettate al futuro, in modo che l’argomento trattato non sia la finalità ma lo strumento».
Per quanto concerne invece la lettura della Bibbia e lo studio della storia “italiana” o “europacentrica”, la vicesindaca descrive l’intenzione come «inaccettabile e antiquata». «Da tempo si propone uno studio della storia meno eurocentrico e autoreferenziale, perché studiare le altre civiltà ci fa capire come non siamo gli unici detentori del sapere tecnologico, delle scienze e della civiltà, in un’ottica anticolonialista e egualitaria». Camporesi osserva invece che «nei testi di epica sono già inseriti passi della Bibbia così come di testi sacri di altre religioni. Tutto dipende - chiude - da come questo insegnamento verrà inserito».