La Regione negli aeroporti di Forlì e Rimini? De Pascale: «Non lo escudo, le infrastrutture sono pubbliche e siamo già soci a Bologna»

RIMINI. La Regione è talmente intenzionata a dare il suo contributo al sistema aeroportuale dell’Emilia-Romagna che non esclude la possibilità di un suo ingresso nelle società dove oggi non è presente: Rimini e Forlì (completamente private) e Parma (dove c’è una minoranza di enti locali).

De Pascale, è possibile un ingresso della Regione nelle società?

«Abbiamo condiviso con le società l’idea di fare una legge regionale e uno studio che entri anche negli aspetti industriali, (con buona pace di Fratelli d’Italia che da come ho letto non è d’accordo) perché pensiamo che su un asset così importante sia necessario invece capire anche dentro ai singoli piani industriali quali sono le prospettive dei singoli scali. Peraltro stiamo parlando di imprese private che gestiscono infrastrutture pubbliche. Non parliamo di aeroporti privati. Parliamo di soggetti privati che gestiscono aeroporti pubblici. Che il pubblico, lo Stato e la Regione, vogliano capire cosa succede dentro ai singoli piani industriali è totalmente legittimo... e anzi è un dovere farlo! Questo piano deve dirci quali sono le azioni che la Regione può mettere in campo per favorire la crescita del sistema aeroportuale».

Quindi non escludete di entrare nelle società?

«Noi oggi siamo soci con una piccola quota (il 2%, ndr) nell’aeroporto di Bologna: non escludo nulla come strumento. è chiaro che la Regione non è il socio che ti aiuta a ripianare le perdite; è il socio che ti aiuta a fare gli investimenti».

E può aiutare anche in ambito promozionale...

«Sì, certo, ma la gestione deve stare in piedi con i voli, non con altri strumenti. La Regione comunque ci vuole essere. Noi in questo momento abbiamo uno scalo che fatica a gestire i numeri che ha, che è Bologna, e con un trend di crescita molto elevato. Uno scalo, che è Rimini, che ha fatto indiscutibilmente le cose migliori in termini di crescita fra quelli più piccoli e che dobbiamo continuare a sostenere. E poi dobbiamo capire con grande realismo le prospettive di Parma e Forlì che in questo momento vivono una situazione di difficoltà».

E’ possibile un ingresso del tipo di Bologna?

«Noi a Bologna ci siamo, se ritenessimo sbagliatissimo starci dentro, usciremmo. Ma visto che non riteniamo sia sbagliatissimo è una cosa che non escludiamo a priori. Però, ripeto, non è lo strumento che da solo risolve i nostri problemi perché se la società non sta piedi e non funziona, l’ingresso della Regione non lo aiuta in nessun modo. Se invece la società ha un piano di investimenti la Regione può decidere di sostenerlo anche con quello strumento».

Ci può essere anche una nuova società che sia a supporto di tutti gli scali?

«Questo è un tema in cui la regione può avere delle idee ma parliamo di società che sono di privati. E’ chiaro che la Regione non può dire allo scalo di Rimini cosa deve fare. Stessa cosa a Bologna dove la maggioranza è di azionisti pubblici ma la Camera di Commercio di Bologna (cha ha quasi il 40% della società, ndr) è un ente autonomo dalla Regione».

Quindi?

«L’importante intanto è che gli scali lavorino e ragionino insieme e che si arrivi a una legge regionale. Poi, noi abbiamo iniziato un percorso e quando lo inizi non sai dove finirai».

Anche perché c’è in piedi un confronto...

«Sì, molto confronto».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui