La Casina del Bosco e i “giovani leoni” del 1947
Estate 1947. L’industria turistica riminese – quello che resta della maggiore attività economica della città dopo le distruzioni della guerra – è di nuovo in piedi. Espressione della sua ritrovata vitalità sono i locali da ballo: crescono come funghi. A riscuotere il maggiore successo di pubblico è la Casina del Bosco, un dancing pubblicizzato come «uno dei più eleganti e suggestivi locali della riviera». Molte le sue serate “a tema” e tra queste, le più riuscite, sono il “Galà della Moda”, con premi ai migliori abbigliamenti femminili; la “Nuit d’été”, con distribuzione di cestini di fiori alle signore e di gardenie ai signori; il “Galà dei villeggianti”, con premiazione dei più eleganti abiti da sera; la “Festa del sorriso”, con elezione della “Bella di Rimini” e della “Bella dell’Adriatico”; il “Veglionissimo Bianco Rosso”, con i dirigenti e i giocatori della Rimini Calcio, e il «Veglione goliardico» di fine agosto, che registra la presenza della giovane èlite intellettuale riminese capeggiata da Sergio Zavoli (1923-2020) e Amedeo Montemaggi (1923-2011).
Di quest’ultimo divertente trattenimento riprendiamo da L’Adriatico del 27 agosto 1947 un gustoso stralcio di cronaca, redatto da Federico Zardi (1912-1971), titolato «Goliardi in festa». «Studenti e studentesse – scrive il giornalista e critico bolognese – a centinaia alla Casina del Bosco in occasione del Veglione Goliardico che annualmente gli universitari riminesi organizzano per la gioia degli ospiti e dei concittadini. Un vero Eden goliardico, ci faceva osservare l’universitario Sergio Zavoli che per la circostanza aveva lasciato a casa la maschera dell’espressione di annoiata distinzione e si rallegrava, compiaciuto, per la originalità e la vivacità dominanti. Zavoli era di buon umore e di grande acutezza e concorse alla gara di barzellette. Lo scrittore Dino Falconi aveva posto come banco di prova per i concorrenti la serietà del fuoricorso Amedeo Montemaggi. Chi sarebbe stato capace di farlo ridere avrebbe meritato vistosi premi. Zavoli ci riuscì con gran finezza, mentre le comiche storielle degli altri rimbalzavano invano sulla fronte aggrottata del malcapitato costretto ad ascoltarle tutte. “Belle o brutte, i goliardi le voglion tutte”, diceva lo slogan della festa riferendosi alle donne; il Montemaggi fu l’unico a realizzarlo, riferendolo alle barzellette! Altri premi furono distribuiti ai migliori cappelli goliardici. Tra le scenette comiche ha risaltato il fantasista Doney che ha ballato un epilettico boogie woogie».
A dare manforte a Zavoli e a Montemaggi, che avevano il compito di vivacizzare la serata, c’erano Gino Pagliarani, presidente dell’Azienda di soggiorno, Guido Feliciangeli, Redo Manzi, Walter Giovannetti, Lia e Edmondo Pitassi, Sirio Tonini, Rossana Cosmi, Romolo Landi, Tonino Pari, Costante Mancini, Cesare Cesaretti, l’«enigmatico» Baronio, i conti Garzaini, Cassoli, Zavagli e uno studente bardato da “Duca di Urbino”, che con l’aristocrazia aveva poco da spartire.
Ed ora qualche notiziola sul dancing – oggi purtroppo scomparso –, che si assestava nel parco di Villa Adriatica. Qui, su un’area fortunosamente risparmiata dai bombardamenti a tappeto del 1943-‘44, apre nell’estate del 1945 una sala da ballo che prende il nome dell’antica villa: “Giardino di Villa Adriatica”. Gestito da Rosina Babini, il locale incontra il favore del pubblico e i giornali comunicano che fa il pieno di ballerini sia il pomeriggio che la sera. Nel 1946 il ritrovo, con qualche opportuno «ritocco», offre ai suoi frequentatori «un angolo di paradiso». La locuzione è tratta dal periodico Città nuova del 4 maggio 1946. Nel 1947, la grande svolta: il “Giardino di Villa Adriatica”, «meravigliosamente illuminato ed attrezzato», prende il nome di “Casina del Bosco” dal motivo di una canzone uscita nel 1943, Vieni, c’è una strada nel bosco, cantata da Gino Bechi, ma resa celebre alla fine della guerra da Alberto Rabagliati. Il dancing è gestito da Gianni Nicolò e tra i cantanti che deliziano le serate spiccano, applauditissimi, Alda Silvagni, Nory Prati, Vittorio Corcelli e Corrado Lojacono, noto cantante di Radio Torino e della Cetra. Tra le orchestre, oltre a quella di Lojacono, riscuote un «incontrastato successo» il sestetto Hot. Attrattive tutte le sere.
Alle notizie dell’immediato dopoguerra aggiungiamo quelle degli anni Trenta. La “Casina del Bosco”, infatti, ha le sue radici nello “Chez-Vous”, un locale inaugurato nell’estate del 1930 e subito divenuto famoso come ritrovo abituale dei nottambuli. Non a caso la maggior parte degli habitué era rappresentata – informa il Corriere del Mare il 26 agosto 1934 – dai «sentimentali delle albe», vale a dire da coloro che rincasavano solo sul far del giorno. Il “giardino” dello “Chez-Vous”, stando alle cronache del tempo, era «effervescente, allegro e giovane»; si presentava con uno sfolgorio di colori e luci, che si alternavano alle penombre più compiacenti. Tutte le sere – racconta il Corriere del Mare – una clientela eterogenea si abbandonava «alla voluttà della danza» assaporando il piacere del flirt tra le delizie di un eden incantato. Il dancing, ricco di attrazioni e sorprese, era anche il punto d’incontro dei personaggi del palcoscenico e delle celebrità dello spettacolo in tournee nei teatri riminesi (Corriere del Mare, 2 agosto 1934). Tra le orchestre dello “Chez-Vous” meritano di essere ricordate la Mikulai, composta totalmente da donne ungheresi esperte in tanghi e jazz-band (1933), e quelle dei maestri Bergamini, «divo del violino» e del jazz (1934), e Bocchini (1935). Dal 1930 al 1934 lo Chez-Vous è gestito dal cav. Luigi Ricci, il «Re delle caramelle lassative». Dal 1935 è condotto dal cav. Ugo Sitta.