Influenza e Covid, pronto soccorso di Rimini preso d’assalto: chiesto l’aiuto di altri ospedali

Rimini

Ore e ore aspettando una visita. Molti addirittura in piedi o distesi su lettini e barelle in attesa di quella chiamata che non arriva o di un ricovero. Con la rabbia che cresce e s’impossessa dei malati, ma, soprattutto, dei parenti fino a trasformarsi in offese e minacce nei confronti dei sanitari. «La polizia è dovuta intervenire più volte in questi giorni», racconta un medico che ha voluto mantenere l’anonimato. E’ il caos che da un paio di giorni regna al pronto soccorso dell’Infermi, per via del maxi afflusso registratosi ieri e l’altro ieri. E che ha provocato l’esaurimento dei posti letto disponibili: parliamo di qualcosa come 550 unità nella struttura di viale Settembrini. Sottolinea preoccupato Nicola Colamaria, presidente Opi Rimini, (l’Ordine provinciale delle professioni infermieristiche): «La situazione è davvero critica. I colleghi non sanno più che fare. Mancano i letti, e quei pazienti in condizioni di salute seria sono costretti a stazionare al pronto soccorso, anziché essere portati nei reparti. Capita perfino che vengano a mancare le barelle perché tutte occupate».

Rimini, Emilia Romagna: parliamo di luoghi dove la sanità brilla per eccellenza. Ma che, in una situazione d’emergenza provocata da malanni stagionali, in primis l’influenza che si aggiunge ad una preoccupante recrudescenza covid, finiscono, inevitabilmente, per andare in crisi. Rilancia Colamaria: «Tra giovedì e oggi (ieri, ndr) siamo arrivati al punto che diversi colleghi infermieri, oltre a svolgere la loro regolare attività, abbiano dovuto fare assistenza a pazienti, in particolare anziani e fragili, e parlo di decine di malati, costretti a rimanere sulla barella o su lettini del pronto soccorso invece di essere trasferiti ai piani. Così non si può certo andare avanti. Il lavoro diventa impossibile».

La direttrice dell’ospedale

Una situazione, dunque, che allarma gli operatori sanitari, quelli maggiormente esposti e in prima linea, e inquieta i vertici ospedalieri. Conferma Francesca Raggi, direttrice del presidio ospedaliero Rimini, Santarcangelo, Novafeltria: «Purtroppo abbiamo raggiunto il tasso di occupazione letti. E non riusciamo a coprire tutte le richieste di ricovero che giungono dal pronto soccorso. Siamo stati costretti, perfino, a ridurre l’attività chirurgica aggiuntiva pur di creare nuovi posti letto - ricordo che quest’anno abbiamo effettuato 10 mila interventi - e a coinvolgere le altre due strutture del presidio, quelle di Santarcangelo e Novafeltria e a chiedere la collaborazione degli ospedali di Cattolica e Riccione. Almeno per qualche giorno, in attesa che questo maxi-afflusso piano piano si riduca». E parliamo di 550 posti letto all’Infermi, più un altro centinaio tra Santarcangelo e Novafeltria. «Credo che entro la prossima settimana la situazione possa tornare alla normalità – rassicura la direttrice Raggi -. Per adesso, però, sarebbe opportuno che i cittadini evitassero di ingolfare ulteriormente il pronto soccorso per cure che magari potrebbero ricevere dal loro medico. Anche perché abbiamo anziani e fragili che arrivano scompensati e che necessitano di assistenza urgente. E’ bene che i riminesi lo sappiano: in questo 2023 abbiamo superato i 100 mila accessi al pronto soccorso e la mole di arrivi estiva non è stata certo più alta di quella primaverile o autunnale».

Le carenze

Quali le cause di questa improvvisa emergenza? Quali i motivi? Spiega un medico del pronto soccorso: «La carenza di posti letto è risaputa, diciamo un fatto cronico. Per cui se ti improvvisamente a dover affrontare anche decine e decine di anziani, o persone fragili, positivi al covid e non sai dove sistemarli l’emergenza da grave diventa subito drammatica. Ed è proprio quello che sta accadendo in questi giorni al pronto soccorso dell’Infermi. Senza considerare, naturalmente, tutte le altre patologie». Chiosa allora il dottore: «Finora la gente si è limitata ad insultarci e a minacciarci, ma siamo abituati. E comunque l’arrivo degli agenti riporta sempre la calma. Però se non vogliamo che qualcuno, in preda alla rabbia, commetta qualcosa di grave, sarebbe opportuno che si provvedesse, al più presto, a creare delle zone cuscinetto esterne al pronto soccorso dove lasciare i pazienti in attesa del ricovero. Non dimentichiamoci che il picco influenzale non è ancora arrivato».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui