Il signore tedesco che regala la sua barca storica alla Marina Militare Italiana: «Mi fido di loro. So che le faranno fare regate» GALLERY







RIMINI. «Era da tanti anni che la Marina Militare Italiana voleva Tarantella. So che la tratteranno bene e le faranno fare le regate. Per questo motivo l’ho donata. Mi fido». Peter Schmidt, 82 anni, l’anno scorso si è separato dalla barca che per più di mezzo secolo ha segnato la sua vita in mare. Originario di Francoforte, ha vissuto fra l’Italia, gli Usa e il Belgio, amministratore delegato di una multinazionale (DuPont), e per amore della sua imbarcazione ha deciso di non venderla, rinunciando così a una cifra considerevole.
Il varo nel 1969
Nel 1969 era a Rimini a bordo della barca appena varata dai Cantieri Carlini con la quale il vecchio armatore milanese, Alberto Raffaelli, andò a vincere una Transadriatica. «Il mio ruolo era di stare a prua... A poppa erano all’asciutto e bevevano whisky... Io davanti a prendere le onde: a nemmeno una settimana dal varo però avevamo già vinto la nostra prima regata».
Quando comprò la barca? «Formalmente sono l’armatore di Tarantella dal 1993 ma io ne ero il proprietario già da tre anni, quando mi fu ceduta da Raffaelli che ormai aveva passato gli 80 anni. Solo che io volevo mantenere la bandiera italiana e siccome la mia residenza era all’estero non si poteva. Poi cambiarono le regole...».
Più regate o più crociere? «Facevamo anche le vacanze in barca ma prima di tutto venivano le regate, alle quali prendeva parte anche mia moglie Elisabetta. Tarantella era difficile da battere».
Tanti successi, dalla Giraglia alla Coppa del Re
Le cronache narrano la partecipazione di Tarantella al Fastnet in Inghilterra e di vittorie al Campionato del Mediterraneo, alla Giraglia, alla Coppa del Re. E proprio con queste regate che Schmidt e la sua barca entrano in contatto con l’ambiente della Marina Militare Italiana. «In una delle regate classiche di Imperia», ricorda il vecchio armatore, «verso la fine degli anni Novanta, fummo impegnati in una “battaglia” con il Corsaro II, dalla partenza fino all’arrivo, e riuscimmo a vincere. Al rientro al porto dalla barca della Marina si sentì urlare: “Hip hip urrà, Tarantella! Hip hip urrà Tarantella!”. Si può dire che da quel momento gli amici della Marina non hanno mai smesso di tenere sott’occhio il Tarantella fino a quando non ne sono diventati proprietari. Anche se ormai siamo a Malta da una decina di anni, siamo soci dello Yacht Club Italiano di Genova da tanto tempo e i contatti con la Marina ci sono sempre stati. L’ex presidente Giovanni Novi regalò loro il Chaplin. La richiesta per Tarantella mi è arrivata persino da Roma e alla fine, visto che comincio ad avere una certa età, ho detto: va bene, basta che la tenete in buone condizioni e fate le regate. Ma io mi fido di loro».
La donazione
L’atto di donazione è del dicembre 2023. A fine gennaio 2024 è partita per Livorno per poi andare a La Spezia per lavori di restauro. «Quando sono venuti a La Valletta per portarla via hanno avvisato la Marina Maltese perché avrebbero messo la bandiera della Marina Militare Italiana e così una grossa nave della Marina Maltese li ha scortati fuori dalle acque territoriali. Ho visto che stanno facendo lavori importanti, vogliono tenerla in maniera perfetta e sono contento perché quella barca lo merita. é uscita da un grande cantiere, il Carlini di Rimini (progetto Sparkman & Stephens, ndr) . E noi l’abbiamo sempre curata come si deve fare con una barca in legno. Nonostante sia lunga 16,70 metri e con un fasciame spesso 40 millimetri, pesa solo 21 tonnellate. Non l’abbiamo mai appesantita con accessori impegnativi, tipo generatori...».
Prima di Tarantella Schmidt aveva avuto un’altra barca, più piccola, del Cantiere Carlini. «Era un One Ton sorella dell’Al’Nair di Pierobon. Un giorno, un po’ di tempo dopo averla venduta a un francese, la vidi nel porto di Antibes: era un disastro... Mia moglie disse: con Tarantella non deve succedere! Così, quando si sono fatti vivi alcuni acquirenti, appena ci hanno detto che la volevano verniciare di bianco, abbiamo subito pensato alla Marina...».
E così succede che un signore tedesco omaggia la Marina Militare Italiana. «E pensare», ricorda Peter, «che quando ero giovane provai ad entrare nella Marina tedesca che si ricostituiva qualche anno dopo la guerra. C’erano tantissimi candidati e non mi presero».