Giornata della disabilità, l’angelo del fango in sedia a rotelle: “E’ la società che disabilita i disabili”
«La società disabilita i disabili». È diventato l’emblema degli angeli del fango per una foto che lo ritraeva sulla sedia a rotelle intento a spalare durante l’alluvione dello scorso maggio ma a dispetto del soprannome di “Iron Baldo”, Simone Baldini, 42enne romano residente nelle Marche, non si sente un eroe. Sportivo di caratura, ha conquistato anche il titolo europeo nel Triathlon e ora lavora a San Marino gestendo le manutenzioni di negozianti nei centri commerciali.
Baldini, qual è lo spartiacque della sua vita?
«Il 1997 quando, per colpa di un virus che ha aggredito il midollo spinale, non ho più camminato. Da allora l’amore per lo sport si è riversato nell’Handbike dove ho gareggiato anche con l’ex pilota automobilistico Alex Zanardi e il canottaggio con la nazionale azzurra».
Si fa abbastanza per le persone con disabilità?
«L’ambito sportivo ha fatto passi avanti grazie a atleti come Alex Zanardi e Bebe Vio, ma in Italia siamo ancora lontani dal garantire una vita fatta di normalità, basti pensare alle barriere architettoniche presenti ancora in scuole o ospedali».
Stessi allori per qualunque campione?
«Il fatto che esistano Olimpiadi e Paralimpiadi la dice lunga perché, difficoltà organizzative a parte, esistono piani diversi. Lungi da me far polemica, ma è risaputo che la medaglia d’oro di un normodotato vale un premio doppio rispetto a un atleta paralimpico, fermo restando che lo sport veicola messaggi fondamentali per l’inclusione e tira fuori di casa chi per introversione o vicissitudini non oserebbe uscire».
Oggi è la giornata della disabilità, cosa ne pensa?
«Le rispondo toccando un tema di stringente attualità, la violenza sulle donne. Non è sufficiente una giornata per sensibilizzare su temi per cui non basterebbero 365 giorni l’anno ma se nel nostro piccolo riusciamo a fare qualcosa in 24 ore, resto in prima linea».
Differenze fra San Marino e Italia?
«Viste le ridotte dimensioni, il Titano ha numeri giù gestibili e dunque una sanità più veloce che va a braccetto con una burocrazia snella. Detto questo, c’è ancora molto da fare in tutta Europa partendo dagli edifici storici e poco accessibili. Il punto è che le persone con disabilità sono “disabilitate” dalla società. Forse politici e architetti dovrebbero partire dal basso, sedendosi su una sedia a rotelle. L’errore è procedere cercando di adattare per chi è svantaggiato città costruite a misura opposta».
Legge pregiudizi nello sguardo altrui?
«Individuo molte sfumature a partire dal pietismo ma ci passo sopra rifiutandomi di vivere sotto la lente. Do il meglio senza farmi inquinare da stereotipi e indifferenza. È proprio sulla mentalità che siamo indietro anni luce, anche più che su treni e mezzi pubblici, vero tallone d’Achille tra pedane inagibili e coincidenze strette».
Capitolo lavoro
«La nota dolente è che non si mette alla prova un potenziale dipendente disabile per timore di ricavarne problemi. Si scarta qualcuno a priori snobbando ottime attitudini e costringendolo a ripiegare su altro o a non lavorare affatto».
Un bilancio personale
«La disabilità è una selezione naturale che lascia al tuo fianco solo chi ti ama. Ora ho una compagna e un figlio che adoro, lavoro e pratico sport. L’unico rammarico è non aver potuto seguire le orme di mio padre divenendo vigile del fuoco ma compenso le difficoltà con l’umorismo definendomi un ragazzo in gamba che non sa rispondere su due piedi. È l’autoironia la chiave di lettura di qualsiasi esistenza».