Emilia-Romagna, aggressioni all’ospedale, giro di vite della Regione: “Sorveglianza in tutti i Pronto Soccorso” VIDEO
- 10 marzo 2025

Crescono le aggressioni nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna, +11,7% lo scorso anno: sono state 2.682 nel 2024 rispetto alle 2.401 dei 12 mesi precedenti. In particolare, aumentano le aggressioni verbali (+12,5%), in leggero calo invece quelle fisiche (-11,9% rispetto al 2023). I luoghi dove questi episodi avvengono con più frequenza sono i reparti di degenza (32,4%), i Pronto soccorso e i servizi di emergenza territoriale, Cau compresi (24,1%), i servizi psichiatrici e delle dipendenze (17,2%) e gli ambulatori (11,7%). In vista della giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari, che cade il 12 marzo, la Regione lancia una nuova campagna di sensibilizzazione per contrastare il fenomeno (”Più cura per chi cura”), con video sui social e locandine nei punti di accesso al pubblico. In più, si stanno mettendo in campo misure per ridurre questi episodi, in particolare nei punti più a rischio di episodi di violenza. Già oggi tutti i Pronto soccorso hanno servizi di vigilanza in appalto per prevenire le aggressioni e avviare segnalazioni rapide alle forze dell’ordine. “Confidiamo di attivare i percorsi perché tutti i Pronto Soccorso possano avere sistema di sorveglianza, allerta rapida e posti di polizia per potere garantire interventi tempestive”, spiega l’assessore regionale alla Sanità Massimo Fabi, avvertendo: “E’ importante denunciare e segnalare”.
In realtà il sistema di segnalazione messo in campo dall’Emilia-Romagna sta raccogliendo tante segnalazioni anche degli episodi meno “gravi”, quelli di violenza verbale, con in prima linea gli operatori sanitari più giovani. “Ci ha colpito molto che la classe più giovane sia quella che segnala di più”, afferma Maria Teresa Cella, responsabile sicurezza sui luoghi di lavoro in Regione. “Il motivo? La maggiore facilità con mezzo informatico, ma forse anche una certa sensibilità e il fatto di non essere avvezzi a questo genere di comportamenti li spinge a segnare di più questi problemi. Spesso peraltro sono gli stessi pazienti ad agire questi comportamenti e si possono mettere in campo misure per evitarli”. Secondo i dati raccolti con “SegnalER”, nel 2024 sono gli infermieri la categoria più esposta, rappresentando il 57,9% delle aggressioni, seguiti dai medici (13,6%) e dagli operatori socio-sanitari (11,4%). Ma chi sono, in genere, gli aggressori? In maggioranza sono gli stessi utenti o pazienti (62,6%), mentre nei restanti casi si tratta di parenti, caregiver, conoscenti o estranei. Fabi, nel complesso, parla di un “problema gravissimo, che mina la serenità di chi ogni giorno si prende cura della nostra salute e l’efficacia del nostro sistema sanitario.