Dalla Corea a Rimini, “così dopo 40 anni ho ritrovato la maestra”

Rimini

«Cerco la mia maestra e i compagni delle elementari: negli anni Settanta ero l’unico bambino coreano della classe». L’appello di Kim Hansen, atleta 52enne, che in Danimarca si è dedicato per quasi tutta la vita all’arte del combattimento, ha fatto il giro del web fino a approdare sul cellulare di Valeria, ex bambina della scolaresca di un tempo che ha provveduto a contattare l’insegnante, Rita Fabbrini. Una reunion virtuale, quella con Kim, a cui si è aggiunta anche un’altra compagna.

«La scuola dove insegnavo - spiega la docente ora in pensione - sorgeva in via Tolmino e dipendeva dalla Ferrari-primo circolo, a cui poi è stata accorpata. Ricordo Kim come un bambino bellissimo e dalla bontà estrema. Partecipava con entusiasmo a tutte le attività scolastiche. Era molto caro anche a don Giuseppe Bonini, lo zio della beata Sandra Sabattini». Quando, nel 1980, è tornato in Danimarca, alcuni compagni hanno avviato una corrispondenza epistolare che è andata avanti per qualche tempo. Tra le prime domande: “Ma da te c’è il sole?” e “Il tuo maestro ti dá molti compiti?”.

A caccia di ricordi

«Ho frequentato a Rimini sia l’asilo che i primi quattro anni delle scuole elementari – le fa eco Kim -. La mia storia, però, inizia in Corea dove sono venuto al mondo e dove sono rimasto finché, a 6 mesi di età, sono stato adottato da Marisa Manini, classe 1936, italiana originaria di Ferrara e da suo marito Robert Asger Hansen, di nazionalità danese. L’incontro tra i miei genitori adottivi risale al 1964 in un locale jazz della Svizzera tedesca». All’epoca Marisa, che dopo la guerra aveva viaggiato molto, prendendosi cura anche dei bambini non vedenti in Gran Bretagna, era fidanzata con il giovane rampollo di una ricca famiglia tedesca e avrebbe dovuto partire di lì a 4 mesi per trasferirsi con lui a San Francisco, ma su quell’aereo non è mai salita. Un affascinante danese ha sparigliato le carte, invitandola a uscire, e lei ha accettato «purché non le chiedesse l’età». Aveva infatti 7 anni più di lui. È stato un grande amore, quello che li ha uniti, «ma lei non riusciva a adattarsi alla mentalità danese né lui a quella italiana».

Una nuova vita

Così, seppure con una decisione molto sofferta, la coppia firma le carte per il divorzio. Quasi 40 anni dopo l’ex tedesco, che desiderava ancora sposarla e abitava negli Stati Uniti d’America, è riuscito a rintracciarla ma lei non è tornata sui suoi passi. «Giunta a Rimini - prosegue ancora Kim - mia madre ha aperto varie attività, prima una lavanderia e poi un bar, finché per motivi economici siamo tornati in Danimarca. Anche se erano divorziati - rammenta il 52enne - mio padre ha mandato due camion con 4 persone per aiutarci nel trasloco». Dire addio alla Romagna e alla sua tradizione gastronomica, nel frattempo, è stato molto duro perché i ristoranti tricolori, nel Nord Europa, erano ancora un miraggio. Del resto anche se ha vissuto 42 anni oltre confine, Kim si sente ancora italiano. E ora, salvo imprevisti, sta organizzando «una rimpatriata per il prossimo settembre con i compagni a cui rinnova l’appello di farsi vivi». Nell’attesa il suo pensiero torna spesso alla maestra Rita. «Rivederla - confessa - è un desiderio che coltivo da anni. Mi ha insegnato l’attenzione per i più fragili e l’importanza dell’empatia, una qualità fondamentale per aiutare gli altri». Tutt’altro lo scenario lo attendeva nelle scuole del Nord Europa «dove il bullismo era all’ordine del giorno». Ricorda ancora lo choc provato quando si è reso conto «di quanto la violenza potesse essere pervasiva nelle relazioni tra ragazzi». Ecco perché, per lui, è sempre bello vedere come gli italiani accolgano «come uno di loro» chi parla la stessa lingua. «Che io sia in un ristorante all’estero o che incroci un turista italiano in Danimarca mi sento sempre a casa», conclude Kim.

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