Dal Grand Hotel di Rimini alle manette in Dubai: la triste parabola di Danilo Coppola

L’immobiliarista romano Danilo Coppola è stato arrestato a Dubai. L’uomo, latitante già da tempo e implicato in un procedimento per bancarotta fraudolenta condotto dalla Procura di Roma, è salito agli onori delle cronache riminesi in quanto proprietario del Grand hotel. Dal 2006 al 2007, l’immobiliarista, noto per le scalate societarie che più volte l’hanno fatto finire al centro dei guai giudiziari, ha guidato la storica struttura ricettiva tanto cara al regista Federico Fellini, fino a quando, anche quella volta, non venne arrestato e la proprietà dell’albergo a 5 stelle è tornata alla famiglia Batani.
Protagonista delle scalate bancarie, Coppola, 56 anni, deve ancora scontare sei anni, cinque mesi e dodici giorni per una serie di reati fallimentari. L’arresto è stato fatto dall’Interpol e ora sono in corso le procedure di estradizione. Sotto processo a Roma per la scalata ad Antonveneta (a metà anni 2000), aveva fatto parte della cosiddetta banda dei «furbetti del quartierino» (copyright di Stefano Ricucci) un gruppo di immobiliaristi che tentavano la scalata alle banche e al mondo dell’editoria.
Le vicende giudiziarie di Coppola erano poi culminate, nel 2016, con la condanna a 9 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta.
Per sfuggire alla giustizia, si era “rintanato” negli Emirati Arabi Uniti, dove era latitante da quasi un anno e mezzo, e dove è stato arrestato ieri. Coppola, inoltre, è coinvolto anche in altri due processi in corso a Milano, uno dei quali andrà a sentenza a gennaio.
In particolare, è imputato con altri tre nel processo scaturito dall’inchiesta principale sui crac Gruppo Immobiliare 2004, Mib Prima e Porta Vittoria.
Deciso a dimostrare la sua innocenza, da tempo Coppola postava video su Instagram proclamando la sua innocenza in tutti i procedimenti, attaccando pm romani e milanesi, rilanciando sui social anche una petizione intitolata «Danilo Coppola libero».