Covid, a Rimini file interminabili per il tampone FOTOGALLERY
Accedere al Pronto soccorso solo in caso di emergenza. La direzione di Ausl Romagna rinnova l’appello, e sottolinea che tra i comportamenti da evitare c’è anche quello di presentarsi in ospedale per velocizzare i tempi di richiesta dei tamponi. Con i numeri dei contagi che restano ancora a tripla cifra, ieri 100 nuovi casi, la situazione Covid in provincia mette in allerta la direzione dell’azienda sanitaria. «E’ importante tutelare gli operatori e anche i pazienti. - dichiara infatti il direttore sanitario Mattia Altini - I cittadini dovrebbero accedere ai servizi d’emergenza solo in caso di reale bisogno, e non come “scorciatoia” per avere esami e altre prestazioni».
La febbre
Forte raccomandazione a non presentarsi al Pronto soccorso è rivolta a chi ha febbre sopra i 37 gradi e mezzo, infezioni respiratorie e sintomi gastroenterici. Queste persone, ribadisce Ausl, devono avvertire il medico di famiglia e restare al domicilio. Ancora casi di positività nelle scuole: un alunno di una scuola media di Cattolica e uno studente dell’istituto tecnico industriale Da Vinci, dove per una classe è scattato l’isolamento. E nel frattempo cresce l’attesa per fare il tampone: la fila per il drive through ieri pomeriggio raggiungeva addirittura viale Settembrini, creando intralcio alla circolazione, con alcuni veicoli diretti alla rampa dell’ex Pronto soccorso che invadevano la carreggiata.
I numeri
I 100 positivi riminesi sono 52 maschi e 48 femmine, di cui 55 sono sintomatici e 45 le persone che non manifestano sintomi. Quasi la metà dei contagiati, 48 persone, però, è emersa spontaneamente, proprio per la manifestazione di sintomi, senza quindi essere stata individuata nell’attività di tracciamento di Ausl Romagna. Tre positivi, inoltre, sono stati individuati con i test pre ricovero, e cinque con quelli per le categorie professionali. Sale di uno il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva, attestandosi a sette. In Regione, il numero dei contagi sale a 1180, (di cui 619 asintomatici) individuati con 17mila 612 tamponi. I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, sono 13mila 642, con una crescita di 1.131 in più di quelli registrati venerdì. Crescono di tre unità i pazienti ricoverati in terapia intensiva, per un totale di 89 in tutto il territorio regionale, mentre i ricoveri negli altri reparti sono 66 in più, per un totale di 723. Le persone in isolamento a casa sono invece 12mila 830, più 1.062, il 94,04% dei casi attivi. Purtroppo, si registrano 10 nuovi decessi: quattro nella provincia di Modena, tre donne di 95, 92 e 87 anni e un uomo di 82, due in quella di Ferrara, una donna di 87 anni e un uomo di 86, due a Reggio Emilia, una donna di 90 anni e un uomo di 78, un uomo di 80 anni a Parma, e uno di 84 a Bologna. 39 sono invece le persone guarite.
Emergenza pura
L’invito rivolto da Ausl Romagna ai cittadini di non presentarsi al Pronto soccorso a meno di reale urgenza nasce, come spiega la direzione, a seguito di un importante aumento degli accessi di persone che non presentano patologie gravi. Tra le ragioni che giustificano i cittadini a rivolgersi all'ospedale ci sono infatti infortuni sul lavoro o traumi, come incidenti stradali. Negli altri casi è raccomandato restare a casa, e contattare il medico curante che può attivare il percorso diagnostico e la procedura per il tampone. In questi casi si ricorda che non è consentito uscire in alcun caso, nemmeno per fare la spesa o accompagnare i figli a scuola. «Occorre che i nostri cittadini rispettino il percorso più adeguato per la loro patologia – dichiara la direttrice del dipartimento urgenza di Ausl Romagna e del 118, Raffaella Francesconi - In particolare - sottolinea - il pronto soccorso e i servizi di emergenza tra cui il 118, non possono essere utilizzati per velocizzare l’iter di approfondimenti diagnostici né per il tampone». A ribadire la raccomandazione è anche il dirigente Altini, che pur sottolineando come la situazione non abbia la stessa drammaticità della scorsa primavera, afferma l’importanza di «tutelare gli operatori e anche i pazienti» accedendo ai servizi dell’emergenza solo in caso di reale bisogno.