“Così con questo gioco facciamo conoscere la Liberazione di Rimini ai giovani”
«Qual è l’obiettivo del gioco? Far conoscere ai cittadini, specie a quelli più giovani, cosa hanno significato i bombardamenti e la guerra». “Rimini Libera. 21 settembre 1944. La nostra Resistenza!”, il gioco da tavola che ci riporta indietro alla Rimini dei primi anni ’40, verrà presentato oggi, alle 17.30, nella biblioteca Gambalunga. Ad introdurlo è Oriana Maroni, presidente dell’Istituto per la Storia della resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini. L’ente che, insieme a una società esterna, ha contribuito a progettarlo e realizzarlo.
Maroni, come nasce l’idea di un gioco da tavola incentrato sulla Liberazione di Rimini?
«Si tratta di una delle iniziative incluse nel calendario dell’80° anniversario della Liberazione della città, avvenuta il 21 settembre 1944. La protagonista è Rimini all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Volevamo proporre un approccio all’argomento che fosse diverso dal solito, sotto forma di gioco appunto. Puntiamo a diffonderlo soprattutto tra le nuove generazioni, perché sono quelle che, con l’avanzare del tempo, rischiano di perdere la memoria storica della resistenza».
Un gioco pensato per i giovani, dunque?
«È adatto a tutti, ma i giovani sono coloro che puntiamo a coinvolgere di più. L’obiettivo infatti è mostrar loro com’era Rimini prima dei bombardamenti, e cosa hanno significato l’occupazione militare e la guerra per i suoi cittadini: un’esperienza cominciata il 1° novembre 1943 e terminata quasi un anno dopo. In più, vorremmo che comprendessero cos’è stata la resistenza. Non solo quella militare, ma anche quella civile. La resistenza di una popolazione che ha sopportato il freddo, l’assenza di cibo e situazioni di estrema difficoltà, pur di non abbandonare la città».
Quali sono, scendendo nei dettagli, le regole del gioco?
«Il numero dei giocatori va da due a sei. Nonostante alla fine vi sia un vincitore, è comunque un gioco collaborativo: più ci si unisce e si è solidali, più parti della città si riescono a salvare. I giocatori rappresentano le squadre che si muovono in difesa della città. Le carte che guidano il gioco suggeriscono eventi, battaglie e salvataggi che sono realmente avvenuti, anche se le azioni previste dal gioco, spesso, sono verosimili. Non sempre, ovviamente, viene rispettata la cronologia, ma la verità dei fatti storici è garantita. La mappa di Rimini che abbiamo recuperato è una mappa storica, risalente al 1940. È composta da tessere, che si tolgono man mano che la città viene distrutta».
Alla fine, qual è lo scenario a cui si giunge?
«A gioco concluso, i giocatori si ritrovano con una mappa che mostra solamente quel 2% di Rimini che rimase illeso dai bombardamenti. In questo modo si comprende davvero qual è il significato di “guerra totale”. Cercheremo anche di far leva sulla valenza didattica del gioco, tramite degli incontri ai quali stiamo lavorando».