Aumentano le mucillaggini al largo, l’allarme della Cooperativa: «Pescatori rientrati a reti vuote»

Rimini

«Le mucillagini, al largo, sono sempre di più. E le barche sono in forte sofferenza. Così non si può andare avanti». Massimo Pesaresi, direttore della Cooperativa pescatori di Rimini, rilancia il problema, già sollevato la scorsa settimana dal presidente della cooperativa, Mauro Zangoli, dell’impossibilità per la marineria riminese di pescare liberamente lungo la Riviera romagnola. «Il grosso della flotta peschereccia, oggi (ieri, ndr), è rientrata in porto senza pescato – spiega Pesaresi - perché le reti, cariche di quella massa gelatinosa che si estende da un miglio e mezzo fino alle otto miglia dalla costa, nel tratto di mare più colpito che va da Cervia a Cattolica, una volta in acqua non riuscivano neppure a dispiegarsi e per ritirarle su bisognava mettere al massimo i motori fino a surriscaldarli. E’ necessario, quindi, che le istituzioni facciano qualcosa, e al più presto». Un allarme disperato quello lanciato dalla Cooperativa, che non vede soluzioni positive per i prossimi giorni. «Solo una forte burrasca potrebbe dissolvere tutta quella mucillagine – sottolinea il direttore –, mentre nei prossimi giorni è prevista solo pioggia, che non serve a nulla». E per fortuna che la sostanza giallognola, innocua per l’uomo, come spiegato da Cristina Mazziotti, responsabile del centro oceanografico Daphne dell’Arpae Emila Romagna, non è arrivata a riva «perché, altrimenti – puntualizza Pesaresi –, sarebbe un bel guaio per l’intero comparto turistico e non solo per il nostro».

Una novantina di pescherecci solo a Rimini «per 220 lavoratori imbarcati, senza contare l’indotto e senza considerare le altre flotte, da Cattolica a Cesenatico»: le mucillagini stanno penalizzando un grosso pezzo di economia riminese e romagnola. Al punto da spingere i vertici della Cooperativa a sollecitare, di nuovo, l’anticipo del fermo pesca. «Qui non se ne esce – commenta secco il direttore -. La Regione deve derogare dai vincoli normativi imposti dal Ministero, che fissano il fermo pesca dal 31 luglio al 16 settembre e anticiparlo già entro questa settimana. I nostri pescatori non riescono a dispiegare le reti, il pescato non viene portato a casa, e i dipendenti vanno, ovviamente, pagati. Come fare? L’unica soluzione, quindi, non resta che precorrere i tempi dello stop, con tanto di aiuto economico alle imprese pescherecce e cassa integrazione per i lavoratori. La situazione è molto grave, e in una settimana è ulteriormente peggiorata». E da Bologna un segnale di apertura sembra essere già arrivato. Conferma, infatti, il presidente della Cooperativa, Mauro Zangoli: «L’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, Alessio Mammi, ci ha garantito che ci verrà incontro. E in settimana è previsto un summit. Dal quale auspichiamo si possa arrivare ad ottenere quello che chiediamo da una decina di giorni: fermo pesca anticipato, aiuti economici alle imprese e cassa integrazione per i lavoratori. Altrimenti, per la gran parte delle aziende pescherecce, sarà il fallimento. La stessa cosa, del resto, la stanno chiedendo i colleghi di Chioggia, che già oggi (ieri, ndr) sono stati in Regione Veneto per un confronto e i colleghi di Ancona: anche loro hanno sollecitato la Regione Marche ad anticipare il fermo pesca».

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