Alain Delon a Rimini: il film, le comparse, le ammiratrici e i giri con la Maserati GALLERY

RIMINI. Ora è vivo più che mai. Icona eterna. Divo. Mito. Alain Delon, è morto ieri all’età di 88 anni. Malato da tempo, ora entra a pieno titolo nella leggenda. Lo avevamo incontrato qualche sera fa, al cinema: all’arena degli Agostiniani, a Rimini, eccolo lì, Tancredi, il giovane e brillante rampollo dell’aristocrazia palermitana, diretto da Luchino Visconti, che fa la rivoluzione perché nulla cambi, come lo zio Gattopardo insegna. Splendore della giovinezza che sprigiona nell’innamoramento con Claudia Cardinale/Angelica, che oggi così lo piange: «ll ballo è finito. Tancredi è salito a ballare con le stelle...per sempre tua, Angelica».

Alain Delon, il mito, è leggenda non da oggi per la Romagna. Per Rimini. Perché il mito, in carne ed ossa, arriva in città nella primavera del 1972, scelto nel ruolo di protagonista (il cupo e inquieto professore di italiano Daniele Dominici) per il film La prima notte di quiete del regista bolognese Valerio Zurlini. Era già divo il bel Delon, consacrato, dopo il successo di In pieno sole di René Clément (1959), dalle interpretazioni nel dittico viscontiano dei primi anni Sessanta Rocco e i suoi fratelli e il Gattopardo, ma poi in Italia gira anche L’eclisse di Antonioni in coppia con Monica Vitti.

Arrivò al posto di Mastroianni

Il ruolo del professor Daniele Dominici – il più romantico dei suoi ruoli è stato detto – arriva come seconda scelta da parte del regista, che avrebbe voluto Marcello Mastroianni che però era impegnato su un altro set. Delon accetta subito la parte e co-produrrà il film con una sua società. «È uno dei motivi della relazione difficile tra Zurlini e Delon» osserva Federica Fioroni, ricercatrice universitaria autrice del recente volume su Zurlini Malinconia senza rimedio (Mimesis) e riminese di adozione. È difatti arcinota la freddezza dei rapporti tra l’attore francese e il regista, sul set e fuori dal set, dove Delon se ne stava in disparte, con la fidanzata dell’epoca al seguito Mireille Darc (la scorazzava a bordo di una Maserati: il parcheggio era sotto al grattacielo), e non partecipava ai momenti di tempo libero della troupe. «Delon era anche per certi versi il ‘capo’ di Zurlini, essendo co-produttore del film – spiega Fioroni – è comprensibile quindi un certo distacco. Per di più, i rapporti si complicarono quando il film fu fatto uscire in Francia in una versione tagliata e con il titolo Le professeur. Un secondo motivo della mancata amicizia tra i due – aggiunge - è dovuto anche al fatto che Delon si comportava da divo mentre Zurlini amava condividere rapporti amichevoli anche fuori dal set».

Ma sul set Delon era “disciplinatissimo”, come ricorda il cronista del Resto del Carlino Dario Zanelli in un articolo del 26 marzo del 1972. Le riprese durarono in tutto otto settimane e coinvolsero luoghi simbolo della città di Rimini: la Biblioteca Gambalunga, scelta per l’ambientazione del liceo classico, piazza Cavour, le strade intorno alla vecchia pescheria, mentre nella zona mare, oltre alla palata (come i riminesi chiamano il molo), furono girate scene nelle vie intorno al Grand Hotel. Ma anche Riccione e Misano Adriatico (e Portoverde) furono coinvolte.

Le ragazzine in attesa

Fu polvere di stelle sulla riviera, con il divo Delon che alloggiava nella villa di Tina Mirti Fabbri (madre del patron del Paradiso Gianni e del semiologo Paolo Fabbri) a Covignano e calamitava l’attenzione dei riminesi e soprattutto delle riminesi di ogni età. «Andavo a piedi a scuola, alle medie. Ricordo ai bordi del set in piazza Cavour la roulotte dell’attore e noi ragazzine stavamo dietro la transenna aspettando di poterlo vedere – racconta Fabrizia Mattioni, oggi prof al liceo Serpieri - Una volta è uscito dalla roulotte con il cappotto color cammello. Una folgorazione».

Il ricordo della comparsa

Ma c’è anche chi è stato testimone diretto delle riprese. Tra le comparse figura il riminese Claudio Cardelli medico e fondatore del gruppo musicale dei Ranzgen. «Avevo 22 anni – ricorda – e mi ritrovai su quel set dove oltre ad Alain Delon c’erano Giancarlo Giannini, Lea Massari, Alida Valli, Adalberto Maria Merli, Renato Salvatori...».

La giornata che resta maggiormente impressa nella memoria di Cardelli è quella delle riprese alla discoteca Paradiso, il mitico locale sul colle di Covignano. Qui è stata girata la sequenza più struggente e poetica del film: la serie di campi e controcampi con la voce di Ornella Vanoni in sottofondo – E’ uno di quei giorni che ti prende la malinconia... - che immortalano il cortocircuito di sguardi tra la protagonista che balla il lento con il fidanzato e il professor Dominici/Alain Delon che li osserva seduto con indosso il cappotto di cammello (prestatogli dal regista). Impossibile non essere trafitti da una fitta al cuore, e non perdersi nell’impossibilità del desiderio che gli occhi di Delon, così magnetici e gravidi di una silente disperazione, sparano oltre lo schermo per arrivare a noi spettatori, sussulto di pelle, ondata di eterna malinconia. «Quella scena fu ripetuta decine di volte – ricorda Cardelli – Rimanemmo tutti marmorizzati dallo sguardo di Delon». Un altro momento memorabile fu l’incontro sul set tra Delon e l’attore Renato Salvatori: «Ci fu un’interruzione e un abbraccio vigoroso e prolungato tra i due. Non si vedevano dai tempi di Rocco e i suoi fratelli. Fu una vera emozione vederli così intimi».

La passeggiata sulla palata

«Rimini, to the North, halfway between Ancona and Venice» sono le prime parole che Delon pronuncia in inglese nell’incipit del film di Zurlini quando «non sono ancora arrivati i titoli di testa e noi spettatori ci ritroviamo già immersi nell’atmosfera di una Rimini inedita, sospesa, quasi metafisica». Così ieri un post della Cineteca di Rimini ricordava il grande attore francese. Dopo quella prima battuta Delon dice anche un’altra cosa – Anch’io sono arrivato qui soltanto oggi – rivolto alla coppia a bordo della barca a vela accostata al molo che gli ha appena chiesto informazioni sul luogo. Poi partono i titoli di testa del film, il suono di una tromba (la musica del film è di Mario Nascimbene) e Delon/Dominici si incammina di spalle sul muretto della palata e sparisce in lontananza, dove resta visibile solo la sagoma del Rock Island, locale su palafitte aperto ancora oggi. Basterebbe questo fermo immagine: Delon, il cappotto di cammello, una Rimini invernale, il mare. Adieu, le professeur.

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