Rimini, lo psicologo: gli effetti della Dad sui bambini
Quali sono gli effetti della Dad sui bambini e sugli adolescenti? Ne parliamo con Matteo Stievano, 28enne psicologo clinico per l’età evolutiva che collabora tra l’altro con i Centri per le famiglie dei distretti di Riccione, di Pesaro, nonché di Gabicce mare.
Ad un anno dall’inizio della pandemia, siamo purtroppo al punto di partenza. Sta notando delle conseguenze, innescate dalla Dad, sui giovani, in particolar modo sulla capacità di attenzione e di apprendimento?
«Sì, ci troviamo al punto di partenza, ma un Dpcm dopo l’altro. La pandemia ha interrotto di continuo le routine che rassicurano, permettendo di muoversi in un ambiente noto, senza pensare a difendersi. Ora il cambiamento continuo impedisce di esplorare e d’apprendere in tranquillità, influendo sulle capacità attentive. Inoltre bambini e genitori non sono più protagonisti delle scelte, ma appiattiti. Consiglio perciò di dare un ritmo alle giornate, perché se diventano tutte uguali tolgono vitalità, progettualità e motivazione. È bene svegliare e far vestire i figli, preparando la colazione come se andassero a scuola».
Però la realtà è che non ci sono più confini tra scuola e sfera privata.
«E per questo i giovani hanno l’esigenza ancora più impellente di avere uno spazio privato, anche piccolo, privo di rumori e distrazioni e privo anche dello sguardo e della voce dei genitori».
E se i figli si distraggono durante la lezione?
«É un rischio che va corso. Si può concordare di passare a dare un’occhiata, ogni 20-30 minuti. O dire che se hanno bisogno possono chiamare».
La mannaia è caduta anche sulla socialità. Quale impatto graverà sui piccoli che non possono vedere i nonni?
«I nonni hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale dei nipoti e nel dare le regole, anche trasmettendo tradizioni. Mancando questa parte così profonda che dà tanto a livello educativo si crea un’incrinatura che spero sia riparata presto, grazie ai vaccini. Fermo restando che commuove che ora siano i bimbi ad aver cura dei nonni, con la distanza».
Quanto sarà difficile il ritorno alla normalità dopo l’esperienza della Dad?
«I ragazzi desiderano tornare a scuola, non percepiscono come vantaggioso il poter copiare o vivere in pigiama. È dunque una grande occasione per gli insegnanti: stare a scuola non è più qualcosa di imposto o scontato. La sfida ora sarà far leva e sostenere questa motivazione. Senza sprecare un’opportunità simile facendo fioccare brutti voti. Infatti anche se certe abitudini positive si sono perse, bisogna dar tempo agli alunni, incoraggiarli. Senza appiattirli con l’apprensione del recupero».
I più piccoli hanno conosciuto un mondo fatto solo di mascherine e distanze, è un rischio?
«Lo sguardo e il viso veicolano sentimenti e conoscenza e sono fondamentali nello sviluppo. Ma i bimbi dimostrano resilienza e adattamento ben superiore a noi. Nell’attesa occorre ascoltarli, per farli sbocciare».
Nel tempo libero hanno la meglio i videogiochi e molti genitori alzano bandiera bianca. Ha suggerimenti per adulti messi a dura prova da ogni parte?
«La relazione digitale per gli adolescenti è qualcosa di reale e quotidiano. Non si può togliere ma solo limitare con strategie. In primis accantonando ansia ed aspettative, mettendosi in ascolto. Proporre alternative o usare in modo creativo le tecnologie coi figli è lo step successivo. Poi si deve controllare certo e si può anche vietare. Ma nelle punizioni bisogna imporre tempi brevi. Togliere il cellulare per molto tempo causa solo rabbia e tentativi di svicolare».