Rimini, Hotel Gobbi, il gestore: "Anche io una vittima"

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«Marco Giordano è solo una vittima, una brava persona che si è fatta incastrare dal fratello di un noto truffatore ben conosciuto in tutta Italia per la sua abilità a svuotare le slot machine; a sua volta “manipolato” da un secondo soggetto ancora in attività nonostante lo scorso anno abbia fatto la stessa operazione truffaldina delle vendite di stanze inesistenti con un hotel di Cattolica». Assume sempre più i contorni del “giallo” la maxi truffa dell’hotel Gobbi di Marebello, due stelle di viale Siracusa dove chi ha materialmente gestito la struttura, oltre ad aver rovinato la vacanza a non meno di 500 persone (la stima è ancora provvisoria perché pare che la contabile, licenziata 15 giorni fa abbia continuato a raccogliere prenotazioni e anticipi), ha lasciato debiti per decine di migliaia di euro con tutti i fornitori. A raccontare questa verità è Giuseppe Sorrenti indicato come il braccio destro di Marco Giordano «di professione dipendente di un’azienda». Oggi della vicenda parleranno del loro caso con l’avvocato Giovanni Passero del Foro di Torino. Al legale consegneranno oltre a una dettagliata memoria anche copia delle decine di fatture di fornitori «mai saldate che a Marco sono già costate i primi pignoramenti» e le copie dei bonifici sul conto offshore irlandese intestato fittiziamente a Giordano, «dove chi doveva far funzionare l’hotel invece ha fatto transitare la gran parte dei soldi incassati con le prenotazioni». Del caso a Rimini si sta occupando in prima persona il procuratore capo Elisabetta Melotti.

La storia

«Tutti i problemi di Marco - prosegue - sono iniziati quando ha detto al fratello del noto truffatore - non sapeva fossero parenti - di voler investire un piccolo gruzzoletto. Questi gli ha prospettato l’affare hotel Gobbi che Marco ha accettato. Non potendo essere presente in carne ed ossa a Rimini, si è fidato del mediatore ed ha costituito una società di cui, per sua sfortuna, sono state parte integrante il truffatore dello slot machine e un terzo soggetto, anch’esso al centro di indagini per vicende simili». Primo atto della società appena costituita l’assunzione di una segretaria di origini magrebine residente a Riccione che ha subito preso in mano la ragioneria dell’albergo «dalle cui casse quotidianamente il terzo socio si è messo in tasca fino a 1.500 euro al giorno». Che non era la sua unica attività. Spiega Sorrenti: «Spacciandosi per Marco o per il fratello, ci è già stato confermato da diversi raggirati che lo hanno riconosciuto per via di un vistoso tatuaggio su una mano, ha sottoscritto decine di contratti con i fornitori grazie ai quali ha riempito le cucine di apparecchi e i frigoriferi dell’hotel. Ha acquistato televisori ed altri elettrodomestici ora spariti, firmando fatture a 30,60, 90 giorni. Tutte inadempienze contrattuali purtroppo fino a questo momento riconducibili a Marco Giordano». Ma il vero colpo, giura Sorrenti e lo rimarcherà nell’esposto denuncia Giordano «lo ha messo a segno per conto del complice dei due fratelli la vera mente della truffa, la ragioniera che è stata licenziata per giusta causa lo scorso 17 luglio, due mesi esatti dopo la sua assunzione». Era lei che raccoglieva le prenotazioni su un telefono aziendale esclusivamente nella sua disponibilità; e sempre lei con i complici era l’unica in possesso delle chiavi d’accesso al a booking. «E quando Marco ha protestato perché non era in grado di entrare nel profilo gli è stato detto che l’avrebbero bloccato se non avesse pagato 10mila euro». Sempre lei «trasferiva su un conto offshore in Irlanda aperto a nome di Giordano gli anticipi versati dagli turisti raggirati». Somme che venivano anche caricate su due Poste pay quando le prenotazioni non passavano da booking «ma utilizzando il sistema dei preventivi inviati su posta elettronica». «Io un paio di volte sono venuto a Rimini nel tentativo di mettere a posto la situazione. L’unica cosa che ho ottenuto è essere stato minacciato con un coltello da un dipendente non in regola» conclude Sorrenti.

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