Riccione, un anno fa la tragedia dei ragazzi di Cuore 21: il loro ricordo è sempre con noi

Riccione

«In ogni casa c’è un vuoto incredibile, come avviene per qualunque famiglia che abbia perso un figlio, ma è in cooperativa che si è aperta una voragine». Il tempo non lenisce le ferite, lo confessa la presidente di Cuore 21, Cristina Codicé, a un anno di distanza dal tragico incidente consumato sull’autostrada A4, in direzione Trieste, all’altezza del casello veneziano di San Donà di Piave, dove persero la vita sua figlia Maria Aluigi, il 63enne ex sindaco di Riccione (dal 2014 al 2019) Massimo Pironi, l’educatrice 36enne Romina Bannini e altri 4 ragazzi di Cuore 21: ovvero Rossella De Luca e Alfredo Barbieri che da poco avevano festeggiato il secondo anniversario di fidanzamento, oltre a Valentina Ubaldi e Francesca Conti.

Ripartenza complicata

«Perdere un figlio è una cosa inaudita, una sofferenza inimmaginabile che non auguro a nessuno», confessa la 63enne prima di ricordare che la cooperativa Cuore 21, fondata nel 2015 da familiari di persone con sindrome di Down, ha trovato nonostante lo strazio quotidiano «la forza per guardare avanti e sostenere i ragazzi che restavano», circa una sessantina dai 6 ai 50 anni. «Gli eventi che abbiamo organizzato a 365 giorni dalla disgrazia vanno letti in quest’ottica – prosegue ancora la presidente della cooperativa –. L’obiettivo non è limitarsi alla commemorazione di cui sarà punto nevralgico la messa (di oggi, ndr) ma mettere in luce il lavoro iniziato assieme a Massimo e Romina. Un impegno che abbiamo cercato di portare avanti per il bene di tutti in questo lunghissimo anno – sottolinea – così come loro avrebbero voluto». L’idea delle iniziative è nata dal presupposto «di proseguire sulle orme di chi ci ha lasciato ma soprattutto proteggere chi c’è ancora. Unica bussola la certezza che sono ancora tutti con noi – va al punto –. A rammentarli di continuo sono i ragazzi di Cuore 21, dal primo all’ultimo, tutti quelli che li hanno conosciuti. Basta ascoltare una canzone o vedere un film insieme ma la maggior parte delle volte non c’è neanche bisogno di un motivo scatenante, un ragazzo mi si avvicina dicendomi semplicemente quanto gli manca mia figlia o Max».

Il dolore di questi 365 giorni ha corso su due binari: «In casa c’è un vuoto incredibile come per qualunque famiglia che faccia conti con il lutto più grave – chiarisce la mamma di Maria – ma in cooperativa si è spalancata una voragine, dovunque ci girassimo mancava qualcuno all’appello. Gli educatori provavano nostalgia per Romina, la loro referente, mentre il corpo di ballo si è ritrovato smarrito senza mia figlia e così via nei vari settori».

Fronte compatto

La ripartenza è stata dura ma un pezzo alla volta la cooperativa si è rimessa in piedi realizzando da capo tutte le coreografie dello spettacolo, peraltro già preparato da Maria. Come su una nave in mezzo alla tempesta, ognuno è rimasto al suo posto e in mancanza di punti di riferimento storici, come spiega ancora Codicé, Cuore 21 ha dovuto ricominciare da zero in tantissime attività. A dare collante alla squadra è bastato tuttavia il senso di responsabilità «verso i ragazzi fermo restando che chi se n’è andato resta insostituibile».

Anche gli educatori, che sono una decina, si sono rimboccati le maniche, «all’inizio c’è chi è andato in tilt e chi ha dato il meglio di sé ritrovando la strada anche per gli altri». Il filo di Arianna è stata la volontà di portare avanti il proprio compito nel migliore dei modi. L’età media degli educatori, parimenti distribuiti tra uomini e donne, va dai 25 ai 40 ma, come osserva la vulcanica donna al timone, tutti hanno lavorato con energia da vendere e un cuor solo. A fine corsa, nella giornata più difficile da affrontare, il rapporto che lega i sopravvissuti alla comune tragedia «è diventato ancora più stretto». Come aveva scritto “super Max” Pironi in un post per il compleanno della presidente, che cade il 3 ottobre, pochi giorni prima dell’incidente: “Condividere non è mai facile ma porta risultati straordinari in primo luogo a noi stessi”.

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