Da Riccione al ristorante in Finlandia: “Con le mie lasagne ho conquistato tutti”
«Le mie lasagne? Portano il sole anche nella notte polare». Sei anni fa Neil Saponi, riccionese 51enne, ha aperto “Laurentius” in Finlandia, per l’esattezza a Vantaa, non lontano dalla capitale Helsinki e dall’aeroporto. Il locale si trova in un edificio in legno risalente al 1800 e adiacente a una chiesa storica. In inverno i coperti «sono una cinquantina mentre d’estate, grazie all’ampia terrazza esterna, vengono serviti circa 1.300 clienti al giorno». Sei le persone dello staff, «tutte della famiglia» che nella bella stagione «raddoppiano grazie a dipendenti esterni».
Saponi, com’è iniziata l’avventura in Finlandia?
«È stato mio padre Renzo, che purtroppo è venuto a mancare un anno fa, a farmi conoscere questo Paese dove aveva aperto uno dei primi ristoranti italiani, poco prima della separazione da mia madre. Parliamo di più di vent’anni fa. Da giovane il mio papà era stato un noto imprenditore nell’ambito calzaturiero e il suo lavoro lo portava spesso negli Stati Uniti, tant’è che ha dato a noi figli nomi di origine americana. Le sue scarpe, all’epoca, erano apprezzate da molti giocatori di calcio e fra gli articoli non mancava la famosissima Pantofola d’oro. Proprio in Finlandia, ho conosciuto la ragazza che poi è divenuta mia moglie, Ilona Jantunen. Calendario alla mano, sono 14 anni che abito qui, dopo una parentesi a Riccione dov’è nato il nostro primo figlio. Oggi ne abbiamo tre: una nidiata dagli 8 ai 23 anni».
Perché lanciarsi nel mondo della ristorazione?
«Le tradizioni familiari affondavano in quel settore, tant’è che mio nonno Demos aveva aperto il Bar Roma nella Perla Verde. Anch’io ho sempre lavorato nei locali, perché non amavo studiare. Anziché scaldare sedia e banco ho preferito un’altra strada e ho viaggiato molto».
Quali difficoltà incontra un romagnolo in Finlandia?
«La nostalgia per i familiari ma anche la lingua che è molto difficile e vanta alcune delle parole più lunghe al mondo. All’inizio mi ero iscritto a un corso ma poi ho preferito imparare grazie all’esperienza quotidiana. Anche le temperature, che possono arrivare a meno 27 gradi, mettono a dura prova un italiano. Con gli anni comincio ad accusare il colpo anch’io, mentre un tempo andavo a fare il bagno al lago con meno dieci gradi e tornavo placido alla nostra casetta in un bosco fitto di betulle e abeti e pieno di scoiattoli, solo con un asciugamano avvolto alla vita».
Cos’altro?
«Non sono uno scherzo nemmeno i quattro mesi all’anno di buio che gettano molti nella depressione. Ma anche il carattere introverso e rigoroso dei finlandesi è tosto. Vado da 14 anni negli stessi negozi ma non c’è ombra di quella confidenza che troverei, a pari condizioni, in Romagna. È un po’ come se non mi avessero mai visto».
Il momento più complicato?
«La pandemia è stata una bella batosta e abbiamo rischiato di gettare la spugna. Ci ha salvato l’idea di acquistare un food truck dalla Germania trasformandolo in una casetta di legno su ruote per la pizza - take away. È stato un boom».
Cosa offre la Finlandia ai suoi figli?
«Paesaggi mozzafiato e un sistema scolastico eccellente e gratuito che insegna alla perfezione l’inglese e offre molte possibilità per il futuro. I dispositivi tecnologici, tablet inclusi, sono forniti agli allievi in comodato d’uso. Quanto alla sanità, rispetto al passato, ricorriamo più spesso a medici privati. In compenso il livello di criminalità è molto basso se confrontato al resto d’Europa. Detto questo, il costo della vita è più alto, rispetto al Belpaese, ma anche gli stipendi».
Le specialità più gettonate dai finlandesi?
«Le nostre lasagne mettono d’accordo tutti. Quanto alla pizza ne sforniamo un’ottantina al giorno in inverno che schizzano a 230 con l’arrivo delle belle giornate. Anche il gelato va fortissimo e da due anni vinciamo la fiera di Helsinki. Tra i dolci fa la parte del leone il tiramisù fatto in casa con qualche novità: dal pandoro al bombolone alla Nutella. Infine va alla grande il cappuccino, bevuto a qualsiasi ora, in una terra dove anche l’orario dei pasti è piuttosto flessibile e c’è chi cena alle 16».
Due domande anche per lei, Ilona: cos’è che un finlandese non capirà mai di un italiano?
«La doppia faccia di alcune persone che davanti sono gentili ma poi ti pugnalano alle spalle. Per noi è un rebus anche la vostra abitudine di continuare i rapporti con chi vi ha ferito. Noi preferiamo voltare pagina e basta».
E cosa un italiano non capirà mai di un finlandese?
«Il nostro carattere serioso e l’aspetto spesso immusonito oltre all’amore per la puntualità. D’altronde, con l’arrivo del sole, cambiamo in un battito di ciglia e tutti (o quasi) torniamo a sorridere con un pizzico di spensieratezza».
Consigli per un giovane romagnolo in cerca di un lavoro?
«Qui in Finlandia nessuno vuol più dedicarsi ai lavori manuali e i giovani puntano a diventare influencer o TikToker. Quindi nei prossimi anni ci sarà grande spazio nel comparto della ristorazione ma anche nell’ambito della moda».