Straordinari camuffati da rimborsi al Consorzio di Bonifica. I giudici: «Nessun danno all’Ente, ma i vertici sapevano»

Ravenna

Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale. In una riunione del 20 ottobre del 2017 si discute del “problema degli straordinari”. Tutto registrato: il vice presidente dell’epoca palesa le proprie perplessità circa l’utilizzo dei rimborsi chilometrici fittizi per coprire ore extra in eccedenza rispetto al limite massimo delle 250 annue. Presenti anche i vertici, il presidente e il direttore generale, i quali, toccato l’argomento, si preoccupano di interrompere la registrazione. La scena è ben rappresentata in sintesi nelle motivazioni della sentenza che lo scorso 27 giugno 2024 ha chiuso il processo legato all’inchiesta “Dirty water” assolvendo tutti e sette gli imputati, tra dipendenti e capi-reparto dell’ente pubblico che si occupa della gestione dei corsi d’acqua di cinque province: Ravenna, Forlì-Cesena, Ferrara, Firenze e Bologna, tra il Sillaro Ovest e il Lamone a est. Erano accusati di peculato, falso ideologico in atto pubblico per presunti casi di assenteismo e truffa aggravata, reati per i quali la Procura chiedeva la condanna a pene comprese tra i due anni e mezzo e i tre anni.

Ebbene, nel giustificare le ragioni giuridiche delle assoluzioni, il collegio penale presieduto dal giudice Antonella Guidomei non manca di rimarcare «la ritrosia - per non dire l’imbarazzo» manifestato proprio dai due più alti dirigenti dell’epoca - sebbene non incriminati - sentiti come testi nel corso del processo. «Hanno risposto sul punto - scrive il giudice estensore Piervittorio Farinella - cercando di far credere, contro ogni evidenza, di essere stati all’oscuro di tale soluzione o al massimo, di averne sentito parlare solo da voci di corridoio».

L’articolo integrale sul Corriere Romagna, in edicola

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