Rissa e coltellate dopo la discoteca a Marina di Ravenna, sette giovani e un minore a processo. Coinvolti anche due ultras del Bologna

Ravenna
  • 07 novembre 2023

Sette imputati, uno dei quali nella duplice veste di parte offesa. Sono tutti accusati di rissa, identificati quali partecipanti dello scontro finito nel sangue nell’estate del 2020 a Marina di Ravenna. Un episodio, quello avvenuto il 2 agosto, che costò caro a uno dei giovani coinvolti (all’epoca 18enni), raggiunto da una coltellata all’addome. Nei loro confronti si è aperto ieri il processo con l’udienza predibattimentale davanti al giudice Cecilia Calandra. In due hanno deciso di proseguire, andando a dibattimento per difendersi entrando nel merito delle accuse. Altri due chiederanno di poter estinguere il reato svolgendo i servizi socialmente utili, e uno si avvia verso il patteggiamento. Restano due stranieri per i quali l’udienza è stata rinviata per una questione di notifica. Infine per un ottavo indagato il processo andrà avanti in parallelo in quanto all’epoca dei fatti era ancora minorenne.

Una rissa a più riprese

Due le fazioni coinvolte. Da una parte un gruppo di giovani ravennati, dall’altra altrettanti ragazzi di origine bolognese, due dei quali appartenenti a un gruppo ultras del Bologna. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini coordinate dal procuratore capo Daniele Barberini, si sarebbero affrontati in almeno due momenti distinti nel cuore della notte.

Sono le 4.30 circa, quando in viale lungomare, intervengono le volanti della Questura per un accoltellamento. La vittima è un ragazzo di 20 anni, residente a Campiano. Mentre viene operato all’addome in chirurgia a Ravenna, gli amici (tra i quali un ragazzo all’epoca non ancora maggiorenne) riferiscono agli agenti quanto accaduto nei minuti precedenti: raccontano di una lite iniziata intorno all’interno del Matilda, per via delle avances ricevute dalla fidanzata del gruppetto ravennate (forse anche una manomorta), colpita peraltro da uno schiaffo dopo avere respinto lo spasimante. Ne segue un confronto all’esterno del locale: sarebbe il fidanzatino minorenne della giovane ad alzare per primo le mani, sferrando uno schiaffo per “vendicare” l’affronto subito dalla ragazza. Tutto avviene in via IV Novembre. La risposta è una cinghiata al volto, che stende il 17enne. Il gruppetto bolognese si infoltisce, al punto che l’amico dell’adolescente, impaurito nel vederlo a terra sotto una raffica di colpi, corre a chiamare i rinforzi. “Lo stavano uccidendo tanto lo menavano forte”, dirà alla Polizia.

Le dichiarazioni si fanno però fumose. Nel corso dell’inchiesta gli stessi giovani ravennati correggono il tiro delle prime dichiarazioni, sbilanciate su un’aggressione a senso unico per scaricare la responsabilità sui rivali. Rettificando quanto detto, parlano di un alterco nato per un’offesa pronunciata per scherzo nei confronti di uno dei ragazzi bolognesi, che avrebbe innescato un effetto domino da ambo le parti. Muso contro muso, il minorenne molla uno scappellotto che dà il via alla violenza.

La verità circa la dinamica dei fatti, emergerebbe però dalle telecamere presenti nel chiosco di piadina. I filmati mostrano un momento della rissa nel quale le parti si invertono: sono i ravennati a giocare il ruolo di chi è in superiorità numerica. Uno dei bolognesi finisce a terra al termine di un inseguimento, dopo aver messo al sicuro una ragazza in auto; rimasto solo, per lui sono calci e pugni, finché non interviene un amico in suo aiuto. Nel parapiglia, tra una ripresa e l’altra, partono fendenti sferrati con bottiglie infrante e pure una coltellata all’addome, di cui ora dovrà rispondere uno dei bolognesi accusato di lesioni personali aggravate e porto di coltello.

Ieri il processo incardinato davanti al giudice Cecilia Calandra ha visto presenti i difensori degli imputati, rappresentati dagli avvocati Samuele De Luca, Massimo Terracina, Tanja Fonzari, Aldo Elia, Carmelina Arcuri e Monica Miserocchi.

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