Ravenna, testamento contestato: assolti notaia, badante e compagno

RAVENNA - Assoluzione perché i fatti non sussistono. È quanto stabilito ieri mattina dal giudice Cristiano Coiro nei confronti dei tre imputati coinvolti nel processo per l’eredità contesa di un 90enne deceduto a fine dicembre 2017.

Assolti quindi sia la badante 58enne slovacca dell’anziano che il 52enne lughese compagno di lei, nominati nel testamento eredi universali e accusati di circonvenzione di incapace. Per loro, difesi dagli avvocati Silvia Alvisi del foro di Bologna ed Elisa Conficconi di Ravenna, la Procura aveva chiesto un anno e otto mesi di reclusione. Assolta anche la notaia, una 48enne ravennate, che dieci mesi e mezzo prima del decesso dell’uomo aveva validato il testamento. Per lei, difesa dall’avvocato Ermanno Cicognani e accusata del reato di falso in atto pubblico, la Procura aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

«Sentenza coerente con tutto quello che è emerso durante l’istruttoria dibattimentale» commenta l’avvocato Cicognani. «Siamo molto soddisfatti, anche del fatto che è stato riconosciuto il sincero affetto tra il defunto, la badante e il compagno di lei» aggiunge il legale Conficconi. «Attendiamo le motivazioni della sentenza che saranno depositate tra 90 giorni» il commento, invece, dell’avvocato Stefano Dalla Valle, legale della nipote dell’anziano zio costituitasi parte civile.

Un testamento da 168mila euro di cui però i parenti non sarebbero stati a conoscenza almeno fino al momento della pubblicazione, quando si è scoperto che gli eredi designati erano la badante dell’anziano e il compagno di lei. Ad accompagnare il 90enne, all’epoca residente nel ravennate, a redigere l’atto era stata proprio la 58enne che prima lo aveva servito come colf e poi come badante, seguendolo perfino nelle incombenze economiche e burocratiche.

Solo una delle due nipoti aveva poi deciso di andare a fondo alla vicenda, sporgendo denuncia. Secondo lei, però, lo zio non solo non era autonomo, ma non avrebbe mai espresso la volontà di designare i due come eredi. Sempre a detta della nipote, l’uomo soffriva anche di diverse patologie, tra cui problemi di deambulazione, tremore alle mani e negli ultimi tempi anche problemi cognitivi. «In realtà, però, come emerso dalle deposizioni di alcuni testimoni, seppur affetto da numerose patologie fisiche, l’anziano ci capiva benissimo e non era considerata una persona incapace di intendere e volere» spiega l’avvocato Cicognani.

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