Ravenna, pensionato “Quota 100” fa il cronometrista per hobby. L’Inps gli chiede indietro 55mila euro
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Si considerava un pensionato come tanti, con la passione per lo sport e una vocazione per eventi agonistici, ai quali partecipava non in qualità di atleta, ma come cronometrista. Ironia della sorte, le sue sventure parlano proprio di tempismo. Perché ritiratosi dal lavoro con “Quota 100”, la coincidenza temporale della nuova normativa sul lavoro sportivo e la firma di un contratto di collaborazione con l’associazione sportiva dilettantistica specializzata in cronometraggio, gli è costata carissimo: per l’esattezza, due anni di pensione. L’Inps gli ha chiesto infatti di restituire 55.570 euro percepiti dal 2023 fino a giugno dell’anno scorso, sospendendogli le successive mensilità e lasciandolo di fatto senza reddito.
La vicenda che ha travolto Luciano, 66enne residente a Ravenna ormai da una quarantina d’anni, è un caso fotocopia di quello già trattato su queste colonne nei giorni scorsi, relativo a un 67enne - come lui pensionato “quota 100” - che per aver percepito 83.91 euro lordi per un giorno di vendemmia si è visto privare dell’intera annualità di pensione già ricevuta, per quasi 24mila euro. Il suo ricorso, respinto dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, è approdato davanti al giudice del lavoro Dario Bernardi, il quale ha sollevato una questione di legittimità costituzionale della legge 29 del 28 marzo 2019. La norma stabilisce la possibilità per chi ha raggiunto i 62 anni di età con almeno 38 anni di contributi versati (da qui appunto la somma 100) di andare in quiescenza in anticipo; tuttavia vieta categoricamente a chi ne beneficia di effettuare una qualsiasi attività lavorativa, pena la perdita dell’intera pensione percepita nell’anno in cui ha lavorato. Su quel caso, ora, il giudizio è sospeso in attesa della pronuncia del Palazzo della Consulta. Ma la decisione potrebbe essere determinante su tantissime altre posizioni analoghe, tra le quali - appunto - quella di Luciano.
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