Ravenna. Partecipate, sedici questioni critiche per la Corte dei Conti

RAVENNA. La Corte dei conti censura l’assetto di buona parte delle 19, tra dirette e indirette, partecipate del Comune di Ravenna. Rilevando 16 “criticità”, con riferimento particolare a quattro società, Sapir, Start Romagna, Amr e la scuola arti e mestieri Angelo Pescarini, “che, pur essendo possedute in maggioranza da enti pubblici, sono state finora sottratte al controllo pubblico”. E alla cassaforte Ravenna Holding. Ad addentrarsi nei meandri delle 112 pagine della deliberazione della Giustizia contabile è il leader di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi, che alla stampa oggi sottolinea come “a questo punto sarà difficile che il Comune si sottragga ulteriormente, senza incorrere in procedimenti giudiziari, alle contestazioni stringenti e alle richieste di revisione degli atti di base formulate dalle Corte”. A partire appunto dalle quattro partecipate lasciate fin qui “libere, in sostanza, di comportarsi come società private”, ad esempio nelle assunzioni del personale, negli incarichi professionali, negli appalti, nelle forniture. “La sezione regionale della Corte dei conti ne ha stabilito invece la sottomissione al controllo pubblico”. Nel concreto, prosegue il civico, Sapir “dovrà ridurre il proprio organo di amministrazione, composto esageratamente da nove consiglieri”. Come prevede la norma “a un amministratore unico, eccezionalmente da tre o cinque membri”. Dovrà esserne ridotto anche il compenso totale, nel 2021 circa 290.000 e nel 2022 oltre 292.000, dato che il limite massimo è di 240.000. Per quanto riguarda Start Romagna, dovrà adeguare il proprio statuto alla norma che impone “il divieto di corrispondere gettoni di presenza o premi di risultato deliberati dopo lo svolgimento dell’attività, e il divieto di corrispondere trattamenti di fine mandato ai componenti degli organi sociali”.
Per Azimut, in caso di nuove commesse anche da privati, c’è l’obbligo di “concorrere sul mercato al pari di ogni altro operatore privato, rispettando le regole della concorrenza e dei contratti pubblici”. Tuttavia, rimarca Ancisi, “la decisione più grave” interessa Ravenna Holding e la sua partecipazione al 21%, tramite Romagna Acque, in Acqua Ingegneria, costituita nel 2021, di cui “dovrà disfarsi”. È infatti consentito solo “per le holding che assumono esclusivamente partecipazioni in enti o società pubbliche, mentre Ravenna Holding si aggiudica anche reti, impianti ed immobili”. Tra l’altro, chiosa il consigliere comunale, “su questo punto la Corte si rivolge alla sua Procura, affinché verifichi se ciò abbia o meno comportato un danno all’erario comunale” o “se vi sia stato un effettivo depauperamento della partecipazione societaria”. Ne potrebbero discendere “conseguenze a catena”, rimarca, dato che Palazzo Merlato ha affidato direttamente ad Acqua Ingegneria “la redazione di molti progetti tipici della libera professione, in particolare per concorrere ai finanziamenti europei col Pnrr”. Il Comune di Ravenna, accusa Ancisi, “esterna e imbosca” nelle partecipate “una moltitudine dei propri servizi” e la Corte dei conti “ne ha rilevato le distorsioni e gli eccessi, da sempre contestati da Lista per Ravenna”. E “il mancato o tardivo adeguamento potrebbe o dovrebbe anche indurre la Corte ad attivare la propria Procura per accertare e perseguire gli eventuali conseguenti danni erariali, se non anche la Procura della Repubblica per eventuali ipotesi di reato”.