Ravenna, molestie di genere al Campus. La docente: “Denunciate”

Ravenna

RAVENNA -

Emergono nuovi elementi nell’ambito dell’indagine “Vogliamo Università sicure” condotta dal sindacato studentesco Sig e che è stata presentata martedì scorso. Il generale senso di insicurezza espresso dalle studentesse rappresenta un campanello d’allarme non solo per l’ambiente accademico ma anche per la comunità ravennate. Elena Fabbri è stata a lungo presidente del Campus di Ravenna e oggi è direttrice del Dipartimento di Scienze biologiche e ambientali: «I risultati dell’indagine mostrano un quadro che non mi sarei aspettata - commenta -. Di fronte a questo diffuso senso di insicurezza da parte delle studentesse invito le ragazze a denunciare gli episodi. L’Università di Bologna è molto attenta a questo tema. Ci sono sportelli contro la violenza di genere a cui è possibile rivolgersi. Recentemente è stata anche introdotta la figura della consigliera di fiducia. Si tratta della professoressa Fiorella Giusberti che è un punto di riferimento per chi subisca e desideri denunciare un episodio di maltrattamento o discriminazione. È una figura a tutela di tutta la comunità dell’Ateneo: studentesse e studenti, personale tecnico amministrativo e docente, ricercatrici e ricercatori».

Arianna Castronovo, rappresentate del Sig, spiega che le risposte sono pervenute principalmente dai dipartimenti di Beni culturali (36%), Medicina (14%) e Giurisprudenza (40%) del Campus: «A prescindere dalla provenienza – spiega Castronovo - i dati mostrano uno stesso filo rosso in ogni angolo dello stesso Campus: quasi 2 studentesse su 3 ritengono l’Università e la città di Ravenna spazi per niente o poco sicuri dal punto di vista di violenze e molestie di genere. Inoltre, il 77,8% delle risposte dichiarano di essere a conoscenza di episodi di molestia o violenza di genere in università. Il 70% ritiene invece che Ravenna e il Campus non mettano a disposizione abbastanza spazi e strumenti per denunciare e contrastare la violenza di genere».

Sempre il dossier indica tra le aree meno sicure le zone antistanti i plessi (37%), le aule per la didattica (15%), le aule ristoro, i luoghi in cui si svolgono i tirocini (16%) e gli uffici dei docenti (15%). Dall’indagine emerge inoltre che nessuno ha mai contattato la consigliera di fiducia e che l’80% degli intervistati non sa cosa sia. «Questi dati parlano chiaramente - afferma Castronovo - è necessario reimmaginare il modo in cui la nostra università garantisce spazi sicuri e accessibili. Si deve mettere in campo un grande lavoro di sensibilizzazione, non solo con la popolazione studentesca, ma anche con quella docente, del personale di ricerca, del personale tecnico-amministrativo e di sorveglianza, in sinergia con le istituzioni locali e le associazioni del territori. Contemporaneamente, si costruiscano sportelli e spazi di ascolto, dove le persone possano essere assistite e accompagnate in eventuali percorsi di denuncia».

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