Ravenna, mezzo secolo di astrofili: "Quando scrivevamo alla Nasa"
RAVENNA - Gli astrofili ravennati festeggiano dieci lustri di attività con un libro e una mostra. Ieri pomeriggio alla sala Muratori della biblioteca Classense è stato presentato il volume “1973-2023. 50 anni di storia” che, scritto a più mani, ripercorre mezzo secolo di osservazioni, iniziative, lezioni e approfondimenti a cura dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta (Arar). L’anniversario è festeggiato anche tramite la mostra “50 anni in 50 foto”, inaugurata ieri e visitabile alla Manica Lunga fino al prossimo 18 marzo (dal martedì al venerdì dalle 15 alle 18,30 e il sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18,30, ingresso libero).
La mostra illustra la storia dell’associazione che dal 1973 si occupa di divulgazione e didattica dell’astronomia. Nel racconto si incrociano le vicende dell’Arar con momenti di vita e luoghi della città. Dal primo osservatorio a “La Spreta” al Planetario, dalle riunioni al ricreatorio arcivescovile alle grandi mostre e manifestazioni pubbliche. A completare l’esposizione, nelle cornici e nelle bacheche vengono anche esposti documenti, foto e strumenti a testimonianza delle vicende che hanno caratterizzato la vita dell’associazione in questi anni.
Nel 1973, Paolo Morini, vicepresidente dell’associazione, aveva 15 anni e una grande passione per l’universo, le stelle e le esplorazioni spaziali: «Ricordo ancora benissimo quel periodo – racconta –. Vivevamo una sorta di esaltazione per la conquista della Luna e avevamo una fiducia sconfinata nella tecnologia. Tutto sembrava possibile. Quando nacque l’associazione frequentavo il liceo scientifico e coltivavo la passione per l’astronomia frequentando, insieme ad alcuni miei coetanei, lo studio di padre Giovanni Lambertini. Era un frate francescano molto conosciuto perché era l’artefice del presepe meccanico presente nella basilica di San Francesco. Oltre a ciò era un appassionato radioamatore. Ci trasmise la sua passione e grazie all’interesse e alla vivacità di quegli incontri prese forza l’idea di costituire una associazione. Fu coinvolto don Dino Guerrino Molesi, studioso di scienze oltre che di storia locale. Così nacque l’associazione, eravamo in tutto una decina tra cui 2-3 ragazzi come me».
Morini ricorda che grazie alla nuova realtà furono organizzati diversi incontri ed eventi: «C’era un enorme interesse attorno all’astronomia. L’esaltazione per la conquista della Luna resistette per diversi anni. Le riunioni erano molto frequentate e ogni volta qualcuno di noi presentava degli approfondimenti. Ci lanciammo anche nella pubblicazione di un giornalino. Un’altra figura fondamentale del movimento fu il professor Marciano Righini, primo presidente dell’Arar. Insegnava inglese ed era appassionato di onde radio. Aveva attrezzatura avveniristiche per l’epoca. Allora non esisteva Internet e le informazioni arrivavano con il contagocce. Righini era abbonato alla celebre rivista americana Sky&Telescope. Mi ricordo che scrivevamo delle lettere in inglese alla Nasa e ogni tanto arrivava una risposta da Oltreoceano. La Nasa era molto attenta a coltivare il proprio mito. Quando arrivavano le risposte erano conservate ed esibite come dei trofei preziosissimi».
Una svolta nell’attività dell’Arar arrivò nel 1985 quando fu inaugurato il Planetario a Ravenna. «Finalmente gli appassionati trovarono una casa stabile – dice Morini –. Il direttore era Franco Gabici. Da allora c’è stato un fiorire di iniziative: conferenze pubbliche, lezioni per le scuole, osservazioni. La curiosità e l’interesse del pubblico non è mai mancato e ogni anno organizziamo un corso di astronomia di base, articolato in tre serate, per avvicinare a questa scienza. Dopo la fase più intensa del Covid, abbiamo assistito all’avvicinamento di tante persone e nell’ultimo anno abbiamo raggiunto i 115 soci, raddoppiando di fatto gli associati».