Ravenna, la gatta più anziana d'Italia è morta a 33 anni: sola e al gelo in un campo
RAVENNA - Era la gatta più anziana d’Italia ed è morta pochi giorni fa a 33 anni e mezzo, il corrispettivo di 148 di vita di un essere umano. Non è stata però una dipartita come ce la immagineremmo, quella di una vecchietta che si spegne serena in vicinanza dei suoi padroni. A Patata il destino (e la crudeltà umana) ha riservato una fine molto più triste: è morta di stenti, per essere poi ritrovata poche ore dopo il decesso dalle persone che la detenevano, disperati per una fine così insensata.
Viveva nel Ravennate, in via Canala 109, una zona di campagna a nord di Ravenna. E per tutta la sua lunga esistenza era stata la padrona di un albero, quello che sorge nel giardino della sua anziana padrona, morta ormai due decenni or sono. Patata quell’angolo di verde non lo aveva mai lasciato, anche quando la casa aveva cambiato proprietà. In fondo, figlio e nuora di colei che l’aveva cresciuta rimanevano a vivere lì a fianco, e si prendevano cura di lei quotidianamente.
Quell’esistenza un po’ selvaggia sembrava la vera chiave della sua longevità: «La madre di Patata era vissuta come lei sempre all’esterno, e aveva anche lei oltrepassato le trenta primavere. Quando scomparve, tememmo che lei la seguisse in breve. E invece rimase vivace, ancora a lungo». A parlare è Cinzia Rossi, moglie di Michele Baccarini. La madre di Michele crebbe Patata da quando nacque, nel 1989.
Si sa che poi i gatti si legano persino più ai luoghi che vivono che alle persone con cui li condividono e infatti «è rimasta sull’albero fino a pochi mesi fa – riprende Cinzia -. Poi, così anziana, non riusciva più a salire. E così si riparava in una cuccetta, in giardino». Fino al 19 di gennaio: «Era scomparsa, come talvolta capitava. Abbiamo perlustrato le vicinanze, senza trovarla. Qualche giorno dopo, preoccupati, l’abbiamo cercata ovunque e abbiamo iniziato a usare anche i social». Nell’inconsapevolezza dei due, un ragazzo di Piangipane l’aveva trovata infreddolita e «con un comportamento esemplare, l’ha portata da un veterinario – aggiunge Cinzia -. Però non poteva tenerla, avendo lui un cane».
Quel ragazzo, non trovando i proprietari, le cerca una sistemazione e a proporsi è una giovane donna del Lughese: «Dopo abbiamo ricostruito il tutto – spiega amaramente la padrona di Patata -: costei pensava di tenerla in ufficio, così mansueta come appariva. Dopo decenni di vita all’aperto la gatta però doveva stare malissimo, ed essere intrattabile. E così l’ha portata in via Bisa, nelle campagne di Lavezzola, in mezzo al nulla». E’ solo il mercoledì dopo che si era allontanata dai padroni: «Noi iniziamo ad attivare anche i social per cercarla e ci viene segnalato il fatto che era stata trovata. Grazie alla gentilezza del ragazzo di Piangipane, arriviamo alla persona che l’aveva detenuta per quattro giorni. Ci ha portati lei, domenica 26, dove l’aveva abbandonata. L’abbiamo trovata lì, presumibilmente morta da poco. Non la denunceremo, non ce la sentiamo di affrontare una causa. Ma ha tutta la nostra riprovazione. Non la perdoneremo mai».