Ravenna, la delegazione sindacale boccia il piano industriale di Lafert

Ravenna
  • 29 gennaio 2025

RAVENNA. Fumata nera: la delegazione sindacale ha bocciato il piano industriale di Lafert che prevede la chiusura di un sito produttivo e chiesto alla direzione aziendale di entrare nel dettaglio delle singole voci (al momento “solo titoli”) su fatturato e riduzione dei costi. “È necessario avviare un confronto serio che parta dal ritiro della procedura di licenziamento collettivo e inverta i presupposti di fondo del piano industriale: da un ragionamento impostato sui tagli (anche brutali sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori di Fusignano) a uno incentrato realmente su investimenti e prodotto, che garantisca la salvaguardia di tutti e quattro gli stabilimenti di San Donà di Piave, Noventa di Piave, Bologna e Fusignano”. Firmato Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil ed Rsu del gruppo Lafert. Si è chiuso così, ieri, nella sede di Confindustria Veneto Est di Marghera, l’incontro tra l’ad e il responsabile delle relazioni sindacali del Gruppo Lafert e i delegati degli stabilimenti delle province di Venezia, Ravenna e Bologna e le rispettive strutture sindacali. Incontro aggiornato a giovedì 6 febbraio. Ma per ora le parti restano distanti. L’azienda, che aveva decretato la chiusura del sito di Fusignano e il licenziamento dei 60 dipendenti, ha spiegato che il 2024 rappresenterebbe un anno assolutamente negativo con un calo del fatturato di oltre il 25% rispetto al biennio 2022-2023, oltre a un risultato operativo e uno netto significativamente negativi. Dati, questi, “mai portati a conoscenza” negli incontri del 2024, hanno fatto notare i sindacati. Ma sta di fatto che sono i dati alla base dello schema di piano industriale per il quadriennio 2025-2028. Quello per ora bocciato dai sindacati.

La strategia di Lafert per il 2025 si svilupperebbe in tre parti: abbattimento dei costi, con un recupero di circa 6,4 milioni di euro da operazioni su riduzione dei costi di fornitura, revisione dei contratti di servizi, riduzione di costi fissi, efficientamento produttivo a San Donà di Piave e Noventa di Piave, e dalla chiusura a Fusignano (con un recupero di 1,4 milioni); revisione delle attività produttive, per risolvere i problemi di produttività, efficienza e scarti; crescita delle vendite, con focalizzazione sul mercato nordamericano per il lancio di nuovi prodotti e il rafforzamento della rete di distribuzione, oltre ad attività anche sugli altri mercati. Sul triennio 2026-2028, invece, “oltre alla pura dichiarazione di fatturato e volumi in crescita, l’azienda non ha fornito nessuna spiegazione in merito alle azioni per il loro aumento”, segnalano oggi i sindacati in un comunicato congiunto. La delegazione sindacale ha dichiarato dunque e “in maniera ferma” che il piano industriale sul 2025 appare “fondato semplicemente su tagli lineari”, infatti un pareggio “sarebbe possibile solo grazie ai tagli e al sacrificio dello stabilimento di Fusignano”. Dunque, è “inaccettabile la soluzione di scaricare le responsabilità della strategia industriale degli ultimi anni sui lavoratori” di Fusignano. Di qui il no alla chiusura del sito. Inoltre, il piano per gli stabilimenti di San Donà di Piave e Noventa di Piave “non fornisce nessuna garanzia sulla prospettiva a lungo termine, con forte preoccupazione rispetto ai problemi non risolti di qualità (che si teme possano solo aggravarsi per la dichiarazione aziendale di acquisto di componenti dai paesi asiatici per abbattere i costi) e di produzione, segnalando anche un utilizzo non attento della cassa integrazione”, annotano infine i sindacalisti.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui