Ravenna, l’assicurazione non paga per l’incidente mortale: i genitori pignorano 11 immobili
Non c’è risarcimento che potrà ripagarli per il dolore più grande che un genitore possa provare. Perdere un figlio non ha prezzo. La mamma e il papà di Alessandro Mattioli lo sanno dalla notte del 14 ottobre del 2018, quando il loro ragazzo, 17enne cresciuto a San Pietro in Vincoli, morì a pochi chilometri da casa schiantandosi in moto con un’auto che anticipando la curva gli tagliò la strada lungo via Corleto, nelle campagne tra Prada e Ponte Vico. L’automobilista, una 48enne di Russi, ha patteggiato la pena di 2 anni per omicidio stradale, al termine di un processo che le ha attribuito la piena responsabilità dell’incidente. Nonostante ciò, l’assicurazione insiste nel sostenere che ci sia stato un concorso di colpa.
Ai familiari della giovane vittima non è bastato nemmeno vincere la causa civile, che lo scorso settembre ha condannato la compagnia a liquidare 850mila euro a madre, padre, nonni, zii e cugini. Dal giorno della sentenza, datata 8 settembre, non hanno ricevuto ancora nulla; e dai legali della controparte per ora regna il silenzio. Da qui la decisione dell’avvocato Eugenio Morgagni, che negli anni ha seguito i parenti nella battaglia legale: pignorare tutti gli immobili della compagnia assicurativa, situati a Ravenna e Faenza. Si tratta della bellezza di 11 edifici di proprietà del gruppo che ha acquisito la società Cattolica, presso la quale era assicurata la conducente della vettura coinvolta nel sinistro.
Perizia controversa
Era stata la relazione tecnica del consulente nominato dalla Procura, l’ingegnere Francesco Rendine, a ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente, quantificando anche la velocità tenuta dai due mezzi. Era emerso che il giovane viaggiava a circa 114 km/h lungo la strada che da Russi va verso Forlì, infrangendo il limite dei 90 km/h. Dalla direzione opposta, tuttavia, la Peugeot Tepee della 48enne aveva anticipato la curva invadendo l’altra corsia ben 16 metri prima dell’incrocio con via di Mezzo, dove avrebbe dovuto svoltare. Di fatto - questa la contestazione che ha portata a patteggiare la pena -, guidava contromano. E per questo il giudice Janos Barlotti aveva convenuto con l’ipotesi accusatoria del pm Marilù Gattelli, escludendo appunto che anche l’adolescente avesse responsabilità nel tragico schianto per lui fatale. La sentenza aveva riconosciuto le attenuanti generiche, tra le quali anche il parziale risarcimento del danno. Cifra che tuttavia, concluso il processo penale, l’assicurazione dell’automobilista ha congelato a 200mila euro complessivi, insistendo nuovamente sul concorso di colpa.
La causa civile
Nuova causa, dunque, questa volta in sede civile, contro la società Cattolica difesa dagli avvocati Alberto e Federico Cusumano. La sentenza a firma del giudice Gianluca Mulà dà nuovamente ragione ai genitori del ragazzo, contemplando negli 850mila euro di risarcimento pure nonni, zii e cugini della vittima. Anche se Alessandro si fosse tenuto entro i limiti di velocità, scrive il magistrato riprendendo l’esito del procedimento penale, «il sinistro si sarebbe verificato con i medesimi esiti».
Non tutti i parenti sono però stati contemplati fra gli aventi il diritto all’indennizzo. Sono state rigettate le richieste avanzate da due zie del giovane, condannandole al pagamento delle spese di lite, circa 7mila euro, che le due donne hanno già saldato alla compagnia assicurativa. Poi, da quest’ultima, il silenzio. Così arriviamo a oggi, con l’istanza di pignoramento immobiliare che sta assumendo i tratti della storia di Davide contro Golia a colpi di carte bollate.