Ravenna, “Inopportuno l’invito a Vannacci”, i professori si dimettono dal comitato scientifico di Tessere del ‘900
Dimissioni a catena nel comitato scientifico di Tessere del 900 dopo l’ospitata del generale Roberto Vannacci per presentare lunedì il suo libro “Il mondo al contrario”: a scrivere ieri mail infuocate al presidente dell’organo interno dell’associazione, Ivan Simonini, sono state tre delle cinque «personalità di cultura a livello nazionale» che lo compongono, che hanno annunciato, con il disaccordo, il proprio addio al gruppo di esperti. Si tratta dei professori del campus ravennate dell’Alma Mater di Bologna, Alberto Giorgio Cassani e Emanuela Fiori - docenti rispettivamente di storia dell’architettura e fondamenti della storia dell’arte moderna - e del critico d’arte e ex direttore del Mar Claudio Spadoni.
«Ho giudicato inopportuna l’iniziativa - riferisce Spadoni - a maggior ragione perché svolta senza l’adeguata informazione preventiva al comitato scientifico». Insomma, chi ha sbattuto la porta non solo non condivide nel merito la scelta di invitare Vannacci, ma nemmeno nel metodo, e lamenta a questo proposito l’assenza di comunicazioni. Da parte loro, i vertici di Tessere del 900 avrebbero controargomentato asserendo che la presentazione del libro era stata ventilata nel corso di un pranzo tenutosi a fine novembre e che la presenza del generale a Ravenna sarebbe rimasta in forse fino all’ultimo momento. Fra i tre membri dimissionari del comitato, però, chi era presente all’incontro non ricorderebbe annunci su Vannacci. Anche perché probabilmente già allora sarebbero state manifestate perplessità a riguardo, senza il bisogno di innescare il terremoto di questi giorni.
Nel merito, l’invito al generale è stato percepito dai tre professori come una sorta di fuga in avanti, oltretutto fuori dal seminato di un’associazione che, per come si presenta sul proprio sito, ha l’obiettivo di «raccontare il “mosaico del ‘900” attraverso le arti, la cultura e gli uomini che hanno contribuito a scrivere la storia del ventesimo secolo, partendo dai mosaici della Casa del Mutilato di Ravenna». Cosa c’entra dunque il militare con la storia culturale del ‘900? A detta di chi lo ha voluto, quello rappresentato da Vannacci sarebbe un fenomeno letterario con pochissimi precedenti in Italia, tale da rendere il generale una sorta di Umberto Eco della destra, e “Il mondo al contrario” sarebbe il suo “Il nome della rosa”. Chissà cosa ne avrebbe pensato proprio lo scrittore scomparso nel 2016, di cui è nota l’opinione che «i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli», mentre Vannacci, per sua stessa ammissione, passa ormai per «paladino della libera manifestazione del pensiero». Di certo c’è che la presenza del generale a Ravenna ha fatto discutere: anche la Consulta antifascista, due giorni fa, lo aveva attaccato per le sue dichiarazioni in merito alle cerimonie commemorative del gerarca fascista Ettore Muti.