Ravenna, il tragico gesto di una madre, una bimba che muore il tribunale di Facebook che si scatena senza freni

Quello che probabilmente nelle intenzioni di Giulia Lavatura doveva essere il suo ultimo scritto, la sua spiegazione del gesto, ha raggiunto quasi 3mila commenti. La donna ha lasciato il post su Facebook pubblico, leggibile e commentabile da tutti. E ora quel lungo “j’accuse” divide la massa di utenti che viene definita genericamente “popolo del web”. La gente, insomma. Ognuno dice la sua, qualcuno si improvvisa psicologo, qualcun altro difende la donna, altri ancora pensano al «povero cagnolino» che nulla c’entrava.
Secondo alcuni la 41enne «non va giudicata» e si affidano appunto a quel suo scritto per chiedere che sia capita. Per altri invece quelle parole lasciate prima di prendere quella decisione sono «solo deliri». Una persona ritiene che siano scritte «troppo lucidamente», riferendosi probabilmente alla buona padronanza della lingua che vi si ritrova. Non dovrebbe stupire dal momento che la donna viene da studi classici ed è laureata, ma nel calderone degli indizi degli “psicologi da social” ci finisce anche questo, come se il linguaggio fosse una spia della sua lucidità.
Come sempre accade, sul web le polarizzazioni sono più evidenti, lasciate nero su bianco. Ci si accanisce, si giudicano le famiglie altrui. Si cercano le colpe degli uomini e quelle degli «organi competenti». Ma alla madre che ha portato con sé la figlia in tanti non fanno sconti: «State giustificando un gesto ingiustificabile tramite un post confusionario». Però, ribadisce qualcun altro, «toccava ad altri salvaguardare la sua salute mentale». E giù ancora commenti: «Il sistema psichiatrico non funziona da anni». Poi, certo, c’è chi dice di parlare per esperienza personale, empatizza e dice di vedere nello scritto della donna situazioni simili alla propria. C’è chi si scusa a nome della società che «ti pugnala alle spalle» e invece «tutti noi dovremmo scusarci e piangere e fare il mea culpa per la nostra indifferenza». Commenti che non stupiscono, lasciano il tempo che trovano, e che forse saranno cancellati tra poco: basta che la 41enne, sopravvissuta alla caduta, decida di cancellare il post o chiudere il suo profilo e di tutto questo sentenziare resterà soltanto il vuoto.