Ravenna. Il Comune: «Per le oasi naturali Ortazzo-Ortazzino nessuna speculazione immobiliare»

Ravenna
  • 11 dicembre 2023

Le oasi naturali Ortazzo-Ortazzino alla foce del Bevano nel Comune di Ravenna, 510 ettari complessivi tra zona A, B e C, quest’ultima da 70 ettari l’unica fruibile, non possono essere oggetto di speculazione immobiliare. “Lì non si può costruire nulla”, conferma l’assessore alla Riforestazione Igor Gallonetto durante la tripla commissione di questo pomeriggio che affronta il problema a suon di mozioni e odg. L’Ente Parco del Delta del Po, con il supporto di Palazzo Merlato e Regione, intende fare valere il diritto di prelazione nell’ambito del secondo accordo preliminare di vendita stretto tra Cpi reale estate da poco più di un milione di euro. Il primo accordo era tra Immobiliare Lido di Classe e Cpi per 580.000 euro. Dal 2017 il Comune cerca di comprare l’area, spiega l’assessore, e ha chiesto una perizia all’Agenzia delle Entrate, che l’ha valutata intorno ai 420.000 euro, ma il proprietario, l’Immobiliare Lido di Classe in liquidazione, non valeva vendere. E “oggi non scade nulla- sottolinea- se non il secondo preliminare”, che tra le condizioni di attuazione prevede il diritto di prelazione per il Parco, con un anno di tempo. E “bene fa l’Ente Parco a esercitare il diritto”, ribadisce. Di certo, conclude, solo una società agricola può avere interesse a quella zona, non un’immobiliare. La soluzione che esce dalla commissione nasce dall’accordo tra Lista per Ravenna, per la quale, spiega Alvaro Ancisi, l’obiettivo è fare diventare zona B la zona C e poi avere tutto in mani pubbliche, e maggioranza. L’atto di indirizzo invita la giunta ad attivarsi con Regione e Parco perché la zona C, sul quale non è possibile il diritto di prelazione, sia qualificata come B e il consiglio comunale dà pieno sostegno al riscatto delle aree A e B e alla futura acquisizione dell’area C.

Visione che si scontra con quella proposta da Veronica Verlicchi della Pigna con un altro odg che impegna la giunta a valutare l’eventuale adozione da parte dell’Ente Parco della procedura di esproprio dell’area C e l’acquisto delle aree A e B, mettendo a bilancio la relativa somma. Arrivare dunque, chiarisce, a un possesso pubblico per tutti gli oltre 500 ettari. La civica ha i suoi dubbi sul vero impegno del Comune in tal senso, dato che i 514.000 euro messi a bilancio nel 2020 sono “poi spariti”. Gli immobili presenti possono essere riqualificati per fare ricettività, prosegue, e un interesse privato può esserci. Inoltre “il Partito democratico voleva fare un riscatto che espone l’Ente Parco a rischi e ha tempi lunghi. Noi chiediamo di esercitare il diritto di prelazione, che però scade oggi”, da qui la proposta di esproprio della zona C e di trattativa per la A e B. “È facile capire che solo una società agricola può essere interessata all’area”, replica il direttore dell’Ente Parco Massimiliano Costa. Solo la zona C è fruibile, a piedi, bici e cavallo, e l’unica attività è il foraggio. A parte l’uso della pileria del riso come centro di documentazione e struttura ricettiva. In precedenza, prosegue, l’Ente non ha esercitato il diritto di prelazione dopo la comunicazione di vendita di Immobiliare Lido di Classe perché non erano state definite le precondizioni, dall’area stessa alla somma. Comunque ha informato la Regione dell’interesse. Sulla zona C il diritto di riscatto è scaduto, termina Costa, e “può essere una scelta la trasformazione in zona B che però ha tempi lunghi, almeno un anno dal punto di vista amministrativo”. La presidente dell’Ente Aida Morelli invita allora a “dormire sonni tranquilli. Le zone sono ipertutelate e il Parco è all’erta”.

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