Ravenna, export mai così male dal 2009: -13,1 per cento

Ravenna

RAVENNA - Non è il record negativo assoluto, ma poco ci manca: l'economica ravennate vede, nel 2020, una discesa delle esportazioni in doppia cifra. Per il 2021 si prevede un timido rimbalzo positivo. Malgrado il recupero congiunturale nel terzo trimestre, dopo il crollo di aprile e maggio, il 2020 si chiude con una contrazione complessiva dell’export ravennate del 13,1%, il peggior risultato dopo la caduta registrata nel 2009. La pandemia, dunque, secondo l'Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna, frena le esportazioni provinciali, che si riducono, rispetto al 2019, a 4, 018 miliadi di euro (607,8 milioni in meno), con una contrazione tendenziale pari a -13,1% (-8,2% per l’Emilia-Romagna e -9,7% per l’Italia). A pesare, in particolare, il segno in rosso tra i settori a maggiore specializzazione.

La provincia di Ravenna si colloca, con l’1,3% dell’export italiano, al 35° posto della graduatoria nazionale delle province esportatrici, perdendo, rispetto al 2019, una posizione. In territorio negativo, in particolare, le vendite sul mercato europeo, principale canale per l’export provinciale (pari al 75,8% del totale), che diminuiscono, rispetto al 2019, del -7,8%. Le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 (il 59,1% del totale) hanno mostrato una tendenza più acuta (-13,4%), condizionata anche dalla nuova realtà post-Brexit e dalla conseguente uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Nell’Area dell’Euro, con una quota del 43,5% sul complesso delle esportazioni ed una marcata flessione del -12,9%, sono le vendite verso i Paesi più rappresentativi per l’export ravennate a destare preoccupazione: più contenuta la flessione in Germania (-10,2%), il mercato più vasto che assorbe da solo il 12,9% delle esportazioni provinciali; doppia la caduta sul mercato spagnolo (-20,7%, con quota pari a 6,4%), a cui segue quella sul mercato francese, pari a -11,3% (9% l’incidenza sul totale). Al di fuori dell’Ue post-Brexit, segnala l’Osservatorio dell’Ente di Viale Farini - prosegue la crescita delle vendite dirette nel Regno Unito (+47,1%), terzo partner commerciale per le imprese ravennati, verso il quale, nel 2020, si è indirizzato l’8,6% dell’export complessivo. Crescono, tra gennaio e dicembre, anche le esportazioni verso i mercati dell’Asia orientale (+6,8%), dell’America centro-meridionale (+1,2%) e verso l’America del Nord, che mette a segno un +1%. Aumentano le esportazioni provinciali in Turchia (+22,9%) ed in Ungheria (+5,3%), mentre segnano il passo le vendite dirette negli Stati Uniti (-6,2%) ed in Cina (-4,4%), verso cui è indirizzato, rispettivamente, il 5,1% e l’1,7% dell’export provinciale. Pesante flessione dei traffici in Medio Oriente (-66,6%) con la quota che scende al 4%.

«Stimiamo ci siano in provincia di Ravenna almeno 200 imprese che hanno i numeri per esportare stabilmente ma che non lo fanno, per mancanza di competenze interne o perché non sempre sono alla ricerca di soggetti che le assistano nel muovere i passi giusti» rileva Giorgio Guberti, commissario straordinario della Cciaa. Il presidente facente funzioni vuole attivare l'Ente camerale per migliorare le performance esistenti: «La Camera di commercio è oggi fortemente impegnata a rafforzare la presenza all’estero delle nostre imprese, realizzando, in collaborazione con le istituzioni e le associazioni di categoria, iniziative innovative per assistere i potenziali esportatori nel loro sforzo di raggiungere i mercati esteri di interesse – conclude infatti il vertice di Viale Farini -. E proprio con le associazioni di categoria attiveremo presto un Tavolo di lavoro allo scopo di diffondere, anche con il supporto di Promos Italia, la cultura dell’internazionalizzazione tra le aziende del territorio». (an.ta.)

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