Ravenna, ex non se ne va di casa e tenta di violentarla
Solo un paio di mesi insieme. Praticamente nulla per una relazione. Sono stati tuttavia sufficienti per vivere nel terrore per i successivi cinque, durante i quali l’ormai ex fidanzato si sarebbe rifiutato di lasciare la casa della compagna, tentando in due occasioni di avere rapporti sessuali non consenzienti. Una volta finalmente allontanato, l’uomo avrebbe continuato a tempestarla di messaggi e chiamate sfiorando addirittura le 60 telefonate in un solo giorno. Raggiunto nell’estate scorsa da un divieto di avvicinamento e di dimora, per un 37enne di origine romena si è aperto ora il processo davanti al collegio penale di Ravenna presieduto dal giudice Antonella Guidomei (a latere Natalia Finzi e Cosimo Pedullà). E’ accusato di tentata violenza sessuale e stalking.
E’ del dicembre del 2023 l’inizio della relazione con la vittima, una 35enne dell’Est Europa, residente in città. E’ un attimo, e la ragazza si ritrova in casa il compagno, ospite nella stessa abitazione che lei condivideva con la madre. Non passa molto prima della rottura; colpa non solo delle incompatibilità caratteriali, quanto piuttosto della tendenza dell’uomo a bere e a intrattenere rapporti telematici con altre donne.
Passano i mesi, ma nonostante la fine della relazione il 37enne continua a vivere nella stessa casa della ex. E’ ormai giugno quando la ragazza sporge la prima denuncia. Racconta di due aggressioni subite tra febbraio e marzo precedenti: due episodi pressoché analoghi, nei quali l’ex compagno approfittando dell’assenza della madre della 35enne, l’avrebbe afferrata da dietro e scaraventata nel letto immobilizzandola salendole sopra a cavalcioni, tentando di avere un rapporto sessuale. Ne esce urlando e dimenandosi.
Sarebbe accaduto anche il mese successivo, con un nuovo abuso sessuale scampato dalla vittima, sentendosi poi dire dall’ex compagno: “Sei fortunata di avere uno come me davanti, perché se forse era un altro, ti strappava di dosso i vestiti e ti prendeva anche se urlavi”.
Si fa aprile e finalmente l’uomo se ne va dall’abitazione. La denuncia, tuttavia, fa iniziare lo stillicidio di telefonate e messaggi a tutte le ore del giorno e della notte. Insulti e insistenze che superano anche le iniziali barriere alzate dalla vittima, come bloccare il molestatore; numeri privati o sconosciuti fanno però breccia sul telefonino della 35enne, che arriva a conteggiare dalle 6 alle circa 60 chiamate in un solo giorno.
Non mancano le minacce: “Fra un’ora sarò a casa”, le avrebbe scritto il 37enne per poi chiamarla nuovamente un minuto dopo. La mattina seguente sarebbe riuscito a rintracciarla, facendole capire di essere rimasto in agguato in attesa del suo ritorno: “Dove sei stata - le avrebbe urlato -, ti aspettavo vicino alla porta di casa fino a mezzanotte”.
Esasperata, la vittima aggiorna la querela con un’ulteriore segnalazione alle forze dell’ordine, allegando gli screenshot della cronologia delle telefonate; una mole di messaggi, chiamate sia telefoniche che con applicazioni social tra Viber, Facebook, Telegram e profili sconosciuti. L’ex si spinge pure a contattare la madre della ragazza pur di riuscire a parlarle.
A quel punto scatta il divieto di avvicinamento a meno di 500 metri e di comunicare con la parte offesa, a firma del giudice per le indagini preliminari Janos Barlotti.
Così arriviamo a oggi, con la richiesta di giudizio immediato avanzata dal sostituto procuratore Raffaele Belvederi. Il 37enne - assistito dall’avvocato Filippo Bianchini - dovrà affrontare le accuse nel processo che porterà alla sentenza l’estate prossima.