Ravenna, controlli nei capanni da pesca: contestate le cucine, è rivolta

Ravenna
  • 22 novembre 2023

Spiegare che cosa significa per un ravennate il capanno da pesca e cosa sia quell’attaccamento atavico ad ambienti naturali come le valli e i corsi d’acqua in prossimità del mare è praticamente impossibile, ma pensare di togliere ai capannisti la possibilità di cucinare il pescato o preparare e consumare cibo in compagnia appare come un affronto all’identità stessa di un’intera comunità. Questo il sentimento diffuso tra i proprietari e i concessionari dei tradizionali manufatti, che si sono si sono sentiti contestare la presenza di cucine o di angoli per la preparazione delle vivande, nel corso dei sopralluoghi effettuati da personale comunale per la verifica dei lavori di ristrutturazione edilizia. Un corto circuito che ha prodotto scompiglio e preoccupazione dopo anni di logoranti polemiche sul regolamento capanni comunale. E proprio il regolamento non vieta il consumo di cibo e non proibisce l’allestimento di zone per la cottura degli alimenti, prevedendo la possibilità di installare camini esterni ma in aderenza al capanno, che in caso di ristrutturazione deve essere in legno. Altro punto che fa storcere il naso ai capannisti è la presenza di lavandini che invece non possono stare in esterno per non deturpare il paesaggio, spesso già segnato dai grandi insediamenti industriali e portuali. Ma è sull’applicazione di norme edilizie e decreti ministeriali che si gioca la partita, tanto che dopo numerose segnalazioni l’associazione italiana pesca sportiva ricreativa, presieduta da Roberto Manzoni, che segue tutta la costa tra Romagna e lidi ferraresi, si è mossa per trovare una soluzione che non snaturi l’uso tradizionale dei capanni. «Siamo di fronte a un’interpretazione di legge che non tiene conto della storia e della cultura della nostra gente. Ma ci saranno novità».

Lo spiraglio

La soluzione dopo l’alzata di scudi dei capannisti non sembra lontana e dagli incontri con l’assessora all’urbanistica Federica Del Conte pare che la volontà di superare lo stallo burocratico ci sia, forse entro poche settimane. L’assessora fa sapere che: «Stiamo facendo delle valutazioni tecniche e normative per consentire l’utilizzo degli elettrodomestici necessari per la preparazione dei cibi». Insomma sia per la frittura di piccoli pesci, per la raccolta copiosa di granchi blu o per alternative di carne alla griglia non è concepibile la permanenza nel capanno anche nel segno della convivialità con familiari e amici. Non manca una piccola letteratura sul tema, fatta di volumi e documenti fotografici, tra questi quello della Regione nel quale tra storia, usi e i costumi indica anche un ricettario caratteristico delle preparazioni e dei piatti tipici che si consumano nei capanni, da sempre.

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