Ravenna, cantiere lungo la Lama. Legambiente: “Progetto di cui non c’era bisogno”

Ravenna
  • 05 novembre 2024

RAVENNA - «Siamo in grave ritardo sulle politiche per l’ambiente, lo stiamo dicendo da anni e ora il clima sta presentando il conto, pesantissimo. Occorreranno decenni per rimediare alle fragilità di un territorio che ha conosciuto, a Ravenna come in Romagna e in Italia, un improvvido consumo di suolo». Nelle parole di Claudio Mattarozzi, esponente del circolo Matelda Legambiente, risuona grande amarezza. «I nostri appelli, che ripetiamo da decenni, sono caduti inascoltati e la cosa più stupefacente è che, durante le alluvioni che hanno colpito la nostra comunità, sono piovute feroci critiche al mondo ambientalista – dice ancora Mattarozzi -. Non solo si è costruito ovunque, mentre Legambiente denunciava i pericoli di tali scelte, ma una volta che si sono verificate le inondazioni una parte non residuale della nostra società ha cercato di incolpare chi si è battuto per uno sviluppo equilibrato e rispettoso dell’ambiente».

Mattarozzi si sofferma sul consumo di suolo: «Dobbiamo tornare indietro nel tempo per analizzare lo sviluppo edilizio nel nostro comune. Il piano regolatore concepito dalla giunta Mercatali negli anni Novanta era pensato in previsione di un notevole incremento demografico. Si stimava che Ravenna avrebbe raggiunto i 200mila abitanti. La previsione però non si è avverata, anzi esiste un problema di scarse nascite e di invecchiamento della popolazione. Oggi Ravenna ha poco più di 157mila abitanti ma nonostante questo i progetti vanno avanti».

Dal report di Legambiente su dati Ispra, emerge che il consumo di suolo nel comune di Ravenna nel 2022 è stato pari al 10,91%, pari a 7.130 ettari; l’anno precedente era stato di 7,110 ettari equivalenti al 10,88%. Il dato è in peggioramento anche rispetto al 2020, quando gli ettari erano stati 7.041, il 10,78%. Da pochi giorni è stato avviato il cantiere per la realizzazione di un nuovo comparto urbanistico in viale Europa: «Mi chiedo che bisogna abbia Ravenna di questi interventi – commenta Mattarozzi -. Di fronte a tali scelte, ribadisco la netta sensazione che la nostra battaglia sia persa e ci vorranno almeno due decenni per realizzare quelle opere che ora sono necessarie per mettere al riparo il nostro territorio. Non lo diciamo noi di Legambiente, lo sostengono autorevoli tecnici ed esperti che invocano l’allargamento degli argini e la restituzione di spazi alla natura vicino ai corsi dei fiumi. Ancora una volta, invece, assistiamo a progetti che portano al cemento. Nemmeno l’alluvione riesce a fermare le nuove colate. Nemmeno i drammatici fatti del 2023».

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