Ravenna: antenna negata a San Bartolo, ricorso al Tar contro il Comune

Ravenna

RAVENNA - Non tutte le richieste di collocazione di nuove antenne per la telefonia mobile mettono il Comune di fronte al vicolo cieco dell’accogliemento obbligatorio. Lo dimostra la vicenda dell’antenna che avrebbe dovuto sorgere a San Bartolo, in via Cella: alcuni mesi fa la conferenza dei servizi decisoria si è chiusa negativamente e ora quell’atto - e gli altri ad esso connessi - è stato impugnato da Inwit che ha depositato un ricorso al Tar contro il Comune. Materia del contendere è il parere espresso dallo sportello Ediliza di Palazzo Merlato, che passando in rassegna l’istanza ha ravvisato un conflitto con il Rue di Ravenna in merito al cosiddetto indice di visuale libera: in poche parole, l’antenna sorgerebbe troppo vicina a un edificio residenziale, in contrasto con la norma che fissa a 5 metri la distanza minima dai confini di proprietà e a 10 quella dai fabbricati esistenti.

Di certo c’è che, come più volte evidenziato dal Comune, le maglie all’interno delle quali può muoversi la municipalità in ambito di nuove antenne sono piuttosto strette, e spesso la concessione delle autorizzazioni ha innescato polemiche molto accese, basti pensare al caso della struttura collocata nel Parco Montessori. Quando, invece, arriva l’alt,il rischio è di trovarsi in tribunale, come in questo caso. E non è nemmeno detto che Palazzo Merlato la spunti, nonostante il richiamo al Regolamento urbanistico edilizio, perché nella gerarchia delle fonti del diritto la legge dello Stato si trova ovviamente più in alto, con tutto ciò che comporta riconoscere le infrastrutture per le telecomunicazioni nel novero delle opere di pubblica utilità.

A detta di Igor Gallonetto, assessore alla Transizione digitale, il cuore della questione va individuato non tanto del fattore paesaggistico, quando nella potenza emissiva delle antenne, a cominciare dal fatto che il valore limite di 6V/m è stato recentemente più che raddoppiato dal governo a 15 V/m: «Il nostro consiglio comunale - dice Gallonetto - aveva anche presentato un Odg votato dalla maggioranza, e solo da essa, nel quale si dava mandato di non superare i 6 volt al metro quadrato. Le emissioni sono la cosa che preoccupa di più perché al primo posto c’è la salute dei cittadini e il limite di 6 volt si riteneva già una garanzia, mentre alzando i livelli restano tanti punti interrogativi. Prima che queste decisioni venissero calate dall’alto dal governo, sarebbe stato opportuno approfondire il tema dell’indice di emissione dal punto di vista scientifico».

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