Patuelli: “Carlo e Camilla a Ravenna il riconoscimento alla storia della città”

Ravenna

Presidente Patuelli, Ravenna si appresta ad accogliere in una sola giornata tre capi di Stato, il Re, la Regina consorte e il presidente Mattarella; una giornata senza precedenti dal punto di vista storico, cosa ne pensa?

«Sì, una giornata storica: giovedì 10 aprile Ravenna ritorna ad essere capitale innanzitutto della cultura internazionale e della memoria storica. La presenza dei Capi di Stato dell’Italia e della Gran Bretagna è un grande riconoscimento alla storia, alla cultura e all’impegno di libertà di Ravenna che culminarono, nell’Ottocento nel Risorgimento e nel Novecento nella guerra di Liberazione, nella Costituzione della Repubblica e in quanto da essa scaturì».

Si avverte grande entusiasmo tra i ravennati, eppure questa non è storicamente una città con grandi tradizioni monarchiche. I risultati del referendum del ‘46 ce lo ricordano. La cosa la stupisce?

«La questione non è più monarchia o Repubblica come nel 1946: l’Italia è una Repubblica costituzionale stabile e solida. Diversa questione è l’arrivo di Capi di Stato esteri che nel loro ordinamento istituzionale sono scelti non dagli italiani. I Capi di Stato britannici rappresentano uno degli Stati principali d’Europa con una lunghissima storia parlamentare, con grande rilievo mondiale. Tramite essi l’entusiasmo dei ravennati è per aver deciso di venire a visitare Ravenna attirando le attenzioni verso la nostra città da parte di tutta la Gran Bretagna e più ampiamente del mondo che pratica la lingua e la cultura inglese che ha in Byron uno dei suoi principali esponenti».

Il grande patrimonio artistico e culturale di Ravenna vive giorni di grande ribalta mediatica, lei è anche presidente della Commissione italiana dell’Unesco, quali consigli darebbe alla città per capitalizzare al meglio questa vetrina internazionale?

«Ravenna segue con grande attenzione, da quando ha avuto il così prestigioso riconoscimento Unesco, le regole di comportamento che da esso discendono. Ora è molto importante che Ravenna, oltre a valorizzare sempre i monumenti riconosciuti dall’Unesco, sviluppi nuove iniziative culturali anche oltre il nuovo grande museo di Byron e del Risorgimento. Ora mi sembra molto importante il progetto di completo restauro e di percorribilità pedonale di tutte le storiche mura di Ravenna che meritano di essere valorizzate e che rappresentano anche una naturale connessione integrativa alle varie parti della città».

Il giorno in cui ha pensato di realizzare il museo Byron avrebbe mai immaginato tale interesse e di poter vedere a Palazzo Guiccioli la regina d’Inghilterra?

«Non nascondo che immaginavo un grande successo per il restauro di palazzo Guiccioli e della collocazione in esso dei musei di Byron e del Risorgimento, perché non è consueto che proprio un palazzo che abbia ospitato personaggi storici, ne diventi il contenitore dei musei relativi. Infatti il museo di Byron è collocato proprio nelle stanze dove il poeta inglese visse intensamente e scrisse gran parte delle sue più importanti opere ed il museo del Risorgimento è pure ospitato nel palazzo Guiccioli dove l’allora giovane medico (di Russi) Luigi Carlo Farini trovò alloggio quando per anni lavorò a Ravenna e dove sviluppò le sue cospirazioni patriottiche ed anche gli studi storici di cui è pure stato insigne.

Insomma, l’idea di realizzare a Palazzo Guiccioli i Musei di Byron e del Risorgimento mi è venuta a Torino dove a Palazzo Carignano, sede del primo Parlamento dell’Italia unita, è collocato il Museo Nazionale del Risorgimento. Ora anche a Ravenna, con palazzo Guiccioli e i musei di Byron del Risorgimento, abbiamo la coincidenza di luoghi, storie, personaggi illustri, documentazioni museali ed in più anche le più moderne tecnologie che completano il più innovativo museo attualmente aperto in Italia».

Per il presidente Mattarella si tratta della quinta visita a Ravenna, si può dire che ci sia ormai un legame speciale con questa città e la sua storia?

«Il Presidente Sergio Mattarella, che ho avuto l’onore di conoscere nella mia “precedente vita”, ormai molto lontana (entrammo ambedue alla Camera nel 1983 come nuovi Deputati e siamo stati anche nella medesima Commissione per le riforme istituzionali) è personaggio di altissime qualità intellettuali e morali, di forte senso delle istituzioni in nome della Costituzione della Repubblica per la quale Ravenna ha dato tanto, sia con i grandi sogni risorgimentali, sia con l’impegno nella guerra di Liberazione e nel consolidamento delle istituzioni della Repubblica».

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