Tumore dopo aver respirato amianto. Vertici della Coop portuale di Ravenna a processo

In quegli anni l’uomo lavorava alla compagnia portuale come facchino e gruista. Un lavoro duro, specialmente se si considera che la cooperativa svolge la quasi totalità delle operazioni portuali di Ravenna, offrendo servizi di imbarco, sbarco e soprattutto movimentazione per ogni tipologia di merce. Stando alle indagini, nel corso di quegli anni, il ravennate allora poco più che ventenne entrò in più volte in contatto con le fibre potenzialmente killer di amianto, eseguendo mansioni che inevitabilmente lo avrebbero portato a un’esposizione. Come lo scarico di navi contaminate, lo stoccaggio di merci trasportate via mare e la pulizia dei magazzini con macchine spazzatrici. Respirate per anni e sedimentatesi nei polmoni, nel tempo quelle polveri si sono trasformate in asbestosi e placche pleuriche, «dalle quali – si legge nel dispositivo di rinvio a giudizio – è derivata una malattia insanabile».
Le responsabilità
La pericolosità dell’amianto e in particolare della polvere di amianto già allora era ben nota e proprio da qui deriverebbero le responsabilità dei due imputati. Responsabilità che, stando al pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, consisterebbero in «negligenza, imprudenza e imperizia, nonché nell’inosservanza delle norme attinenti la prevenzione degli infortuni sul lavoro, avendo omesso secondo l’accusa di adottare tutte le misure che, vista la particolarità del lavoro, erano necessarie e tutelare l’integrità fisica del lavoratore». A ciò si aggiungerebbe la circostanza di aver trascurato di fornire «l’adeguata prevenzione e informazione sui rischi derivanti dall’amianto». Tutte condotte che, inevitabilmente, avrebbero quindi portato alla malattia del dipendente.
A metà settembre inizierà il processo a carico di Morigi e Valbonesi, difesi dagli avvocati Luigi Sartori di Bologna e Tomaso Triossi e Michele Muscillo del foro di Ravenna, dove i due saranno chiamati a rispondere delle accuse rivoltegli.