Maltempo in Romagna, decine di esposti già arrivati in Procura dai luoghi devastati
In poco più di due settimane dall’alluvione che dal 17 al 19 settembre ha colpito il Ravennate e il Forlivese, di esposti ne sono giunti nell’ordine di qualche decina. E stiamo parlando della sola Procura di Ravenna. Più che denunce legate a reati specifici, si tratta di segnalazioni riferite a situazioni particolari, nelle quali trapela la disperazione di chi ha perso tutto o la rabbia di chi si ora vede costretto nuovamente a fare i conti con l’incubo del fango, dell’acqua e delle evacuazioni, già vissuto 16 mesi fa. Non se la prendono con qualcuno in particolare. Le “accuse” puntano il dito principalmente contro “le istituzioni”.
Ognuno di questi esposti - la maggior parte dei quali raccolto dalle forze di polizia di tutto il territorio - è destinato ad arricchire progressivamente il fascicolo con l’ipotesi di disastro colposo aperto dal procuratore capo Daniele Barberini e dal sostituto procuratore Francesco Coco proprio in questi giorni e per il momento contro ignoti. Si tratta della terza inchiesta sull’alluvione, che si aggiunge alle precedenti due indagini già avviate dalle Procure di Ravenna e di Forlì per i fatti del maggio 2023.
Le tre consulenze
La materia è complessa. Sono tante le competenze specifiche interessate per analizzare i due eventi. Come ormai noto, sia la Procura ravennate sia quella forlivese hanno incaricato un pool di esperti per esaminare la mole di documenti già raccolta nel corso dell’ultimo anno e mezzo. Agli stessi consulenti è stato affidato ora un nuovo studio, focalizzato sui territori del Ravennate più colpiti dagli eventi alluvionali di settembre. Al quesito principale, se il disastro fosse prevedibile e prevenibile, si aggiungono svariate domande puntuali che indicano in questo nuovo incarico i tre fiumi esondati, Senio, Lamone e Marzeno e i luoghi maggiormente colpiti: fra questi vi è di certo Traversara, travolta dall’ondata dopo il crollo dell’argine e Boncellino, quest’anno risparmiata dalla rotta del Lamone (a differenza del 2023) ma finita nell’occhio del ciclone per via della distesa di tronchi sfalciati nell’ultimo anno durante gli interventi lungo gli argini e trascinati dalla fiumana contro il ponte ferroviario. Solo due esempi, questi, in una lunga lista di domande specifiche sottoposte ai tre esperti.
Nuovo studio in vista
Ma a tali accertamenti tecnici potrebbero però seguirne ulteriori, dettaglio questo che trapela già nell’incarico affidato all’ingegnere idraulico Gianfranco Becciu, al geotecnico Claudio Giulio Mario Di Prisco e all’idrologo Daniele Bocchiola, docenti del Politecnico di Milano. Non è escluso infatti che nel corso delle prossime settimane la Procura bizantina decida di affidare nuove consulenze circostanziate su altri aspetti, contemplando per esempio valutazioni con sistemi tecnologici, compresi rilevamenti satellitari.
Polemica politica
Dal canto suo, la presidente Irene Priolo assicura «massima collaborazione e disponibilità alla magistratura» da parte della Regione, e aggiunge che l’indagine «sarà l’occasione per certificare lo straordinario sforzo che è stato messo in campo dall’alluvione del maggio 2023 a oggi per il ripristino e la messa in sicurezza del territorio». La governatrice elenca gli «oltre 400 cantieri aperti, di cui un terzo già completati in un anno, e accusa, «purtroppo senza alcun aiuto a livello statale in termini di risorse umane e norme ad hoc». Infine, aggiunge la numero uno della Regione: «Sono fiduciosa che emergerà quanto evidenziato da tutti gli esperti. La quantità di pioggia caduta nel 2023 è stata completamente fuori scala e di ogni serie storica». In generale, conclude Priolo «auspico sia l’occasione per chiarire una volta per tutte le fake news e le menzogne che troppo spesso vengono tirate fuori a scopo strumentale, quando invece una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo necessiterebbe dell’aiuto comune di tutti a favore delle comunità e delle persone colpite».
Plauso all’iniziativa della magistratura anche da parte del viceministro Galeazzo Bignami. «È giusto che chi ha sbagliato paghi di tasca propria - commenta l’esponente Fdi - non possono pagare sempre gli italiani la negligenza di altri». Il viceministro ricorda invece che il Governo Meloni «ha stanziato 230 milioni per far fronte ai danni dell’alluvione», mentre la Regione Emilia-Romagna «ne ha rendicontati 49». Inoltre, richiama Bignami chiudendo la polemica politica, «solo a luglio hanno versato i rimborsi del 2019».