Lettere, minacce, telefonate: 70enne condannato per stalking a Ravenna

Un anno e due mesi di reclusione con pena sospesa. È quanto stabilito ieri dal giudice del tribunale di Ravenna Piervittorio Farinella nei confronti di un 70enne ravennate ritenuto colpevole del reato di stalking in concorso con ignoti. Vittima l’ex compagna 64enne, anche lei residente in città. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Giorgio Vantaggiato, la Procura aveva chiesto un anno e otto mesi di carcere.

La donna, assistita dalla legale Valentina Bartolini, nei mesi scorsi aveva optato per la remissione della querela e ieri anche per la revoca di costituzione di parte civile. Questo, però, ha portato lo stesso d’ufficio alla conclusione del processo e al pronunciamento della sentenza, dal momento che sul 70enne gravava già un ammonimento disposto dal questore per atti persecutori verso l’ex.

La 64enne in aula ha fornito la sua versione dei fatti, raccontando alla Procura di aver intrapreso una relazione con l’uomo nel 2008, poi finita dopo circa dieci anni. «A dicembre 2020, però, volevo chiudere definitivamente ogni rapporto, ma lui non lo accettava - ha fatto sapere la donna -. Così ha iniziato a seguirmi e aspettarmi sotto casa. All’inizio in modo tranquillo, poi sono iniziate le minacce verbali, tanto che un giorno è arrivato a chiamarmi 35 volte. Fino addirittura a lasciarmi delle lettere scritte da lui a mano e firmate nella buchetta della posta».

Esasperata dalla situazione, la 64enne ha spiegato l’accaduto alle forze dell’ordine e il 4 giugno 2021 è arrivato il provvedimento di ammonimento da parte del questore nei confronti dell’ex compagno. «Da quel giorno in poi non l’ho più visto - ha continuato la donna -. Dopo un mese, però, a casa è arrivata una lettera anonima scritta a mano e in seguito altre scritte verosimilmente al computer firmate “Il comitato”. Tutte piene di minacce e ingiurie anche a sfondo sessuale. Mi è venuto naturale quindi pensare subito a lui, nonostante la prima non avesse la sua grafia e le altre non fossero sgrammaticate come le precedenti. In più lui non era certo un tipo tecnologico, anche se in alcune erano presenti riferimenti alla mia vita personale che pochi conoscevano».

La donna è quindi ripiombata nella paura, arrivando perfino ad andare al lavoro in auto e non a piedi per timore che qualcuno potesse farle del male. «Un giorno al lavoro mi chiamò un uomo per sapere che tipo di prestazioni sessuali facevo, dicendomi che aveva trovato un biglietto con il mio numero - ha spiegato -. Rintracciato da mio figlio tramite social, si è poi scoperto essere un conoscente del mio ex. Lo stesso ha ammesso che il biglietto gliel’aveva dato proprio lui e non l’aveva trovato a terra come invece all’inizio mi aveva raccontato».

Versione poi smentita in aula dall’uomo che ha confermato di aver trovato il biglietto in questione vicino a un supermercato di Lido Adriano

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