La ravennate Bakkali sulla cittadinanza: “Lo Ius Soli non basta, ci sono tante casistiche”
RAVENNA - Ne ha parlato alla festa provinciale dell’Unità e da quando ha iniziato il mandato da parlamentare, Ouidad Bakkali, ne ha fatto una priorità dell’azione politica, assieme ai tanti temi legati al territorio. “Quale ius? Per una riforma della legge sulla cittadinanza” è il titolo dell’incontro animato con il parlamentare Pd Mauro Berruto e il consigliere comunale di Bologna Siid Negash. «Ho ritenuto importante parlarne non solo per il dibattito innescato con le Olimpiadi. Ben prima della manifestazione ho depositato una mozione a mia prima firma con Mauro Berruto, responsabile sport del Pd sul tema che stiamo trasformando in proposta di legge e che depositeremo a giorni. Grazie allo sport ci si rende conto che l’Italia è cambiata e che spesso i giovani hanno caratteristiche diverse dai “veri italiani” di Vannacci. Nutro speranze che Forza Italia sia un ariete per arrivare al sostegno sul tema. Siamo sulla strada giusta».
Cosa prevede la vostra riforma?
«Non basta un solo Ius, serve tutto perché le casistiche sono diverse, lo Ius soli esclude per esempio chi arriva in Italia in tenera età, poi c’è la cittadinanza vincolata al reddito che non va bene. Io sono arrivata a due anni e sono diventata cittadina a 23. La nostra è una riforma organica con un Ius soli per chi nasce in Italia, da almeno un genitore da un anno in Italia, uno Ius scholae che preveda almeno 5 anni, includendo anche scuola dell’infanzia che rappresenta non un obbligo ma un’esperienza educativa».
E cos’altro?
«La semplificazione e i requisiti di reddito non applicabili ai minori. E ancora i tempi della naturalizzazione da 10 a 5 anni a cui vanno aggiunti 3 anni per le pratiche. Insomma un approccio serio e responsabile, esito dell’attivismo di tante realtà che hanno dato chiare indicazioni. C’è uno storico in questo percorso che ci ha indicato i problemi».
Quando ha cominciato a occuparsi di cittadinanza?
«Appena eletta ho costituito un intergruppo per la riforma della cittadinanza composto da 40 parlamentari per lavorare su una legge ferma da 32 anni. Tra le iniziative svolte abbiamo invitato a Roma amministratori locali con biografia migratorie, per Ravenna c’era il consigliere comunale Renald Haxhibeku»
Che cosa si aspetta in Parlamento?
«Questa volta sul tavolo c’è una vera riforma. FI è una forza moderata, liberale, non conosco però gli equilibri interni e non so se avrà il coraggio di fare di trovare una mediazione all’interno maggioranza».
Ci sono speranze?
«I voti ci sono. Se non passerà la riforma organica che spero, ma emergerà anche solo un atto migliorativo, facciamolo».
Cosa pensa del fenomeno della malamovida visto sul litorale, che coinvolge spesso adolescenti di origine straniera?
«Il tema non è la provenienza, avere un background migratorio vuol dire subire marginalità multiple e povertà educativa. C’è grande sofferenza nella popolazione adolescente che diventa acuta se si subisce marginalità. Creare la riforma della cittadinanza produce sicurezza. Occorrono percorsi educativi e offerte territoriali in termini di politiche giovanili e di contrasto alla dispersione scolastica. Non può esserci solo un approccio securitario o addossare responsabilità alle famiglie o alla scuola. Ci vogliono approcci multidisciplinari. La loro domanda è: cosa ci faccio qui. Quale promessa di futuro abbiamo fatto ai ragazzi? Dobbiamo dire loro che appartengono allo stesso destino. Gli adulti dovrebbero cercare di tenere insieme i giovani, non separarli».