Il testamento spirituale di Verucchi: “Ravenna una missione ma mi sono trovato bene”

Ravenna
  • 06 febbraio 2025

In un Duomo gremito di persone e commozione è stato dato l’ultimo saluto terreno a monsignor Giuseppe Verucchi, alla guida dell’arcidiocesi di Ravenna-Cervia dal 2000 al 2013. Tantissime persone, dai sacerdoti della curia ravennate fino alle istituzioni cittadine, hanno infatti riempito la Cattedrale nel corso del funerale dell’ex arcivescovo, celebrato da chi ha preso il suo testimone, Lorenzo Ghizzoni.

A rappresentare il Comune c’era il presidente del Consiglio comunale, Massimo Cameliani, ma anche uno degli esponenti dell’opposizione, il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi, oltre al vicesindaco di Cervia Gianni Grandu e l’ex senatore Aldo Preda. A fianco di Ghizzoni erano presenti il vescovo di Imola, Giovanni Mosciatti, e il vescovo emerito di Rimini, Francesco Lambiasi, mentre hanno manifestato la propria vicinanza l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, e il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi.

Come ha ricordato Ghizzoni durante l’omelia Verucchi «nell’ultimo anno si era trasferito alla Casa del Clero dove, a causa della malattia, aveva interrotto tutte le attività pastorali. “Non ha mai rinunciato però a celebrare l’Eucaristia”. Ogni anno tornava a Ravenna per gli appuntamenti più importanti della vita della Diocesi, la Messa Crismale e la festa di Sant’Apollinare».

L’arcivescovo di Ravenna ha poi continuato leggendo due scritti di Verucchi. «Il primo è una pagina tratta dalla Visita ad Limina del 2005, dove dopo aver descritto la situazione culturale e politica della diocesi, ha elencato gli ostacoli alla evangelizzazione, negli stili di vita dominanti e nella debolezza della nostra testimonianza di credenti». Scritto in due fasi, a Roma nel luglio del 2003 e a Ravenna nel giugno del 2008, il secondo scritto è il testamento spirituale di Verucchi, in cui ringrazia – come legge Ghizzoni – «il Signore per l’amore che mi ha donato chiamandomi all’esistenza, alla fede, al sacerdozio e al ministero episcopale e quanti mi hanno amato, sostenuto e sopportato. So che tante persone hanno pregato per me: le ringrazio di cuore. Dal Cielo spero di poter dire una “parolina” al Signore e a Maria per tutti e per ciascuno».

Su Ravenna, infine, Verucchi l’ha descritta come una «terra di missione, di situazioni difficili. Poche persone a Messa, ma debbo dire che mi sono trovato bene. Ho avvertito accoglienza e stima. Quante porte ho visto aprirsi, quanti cuori spalancarsi. Quanti ambienti, dove era impensabile entrare, hanno chiesto la presenza del vescovo. Ho visto il lavoro prezioso dei sacerdoti, anche in condizioni non favorevoli. Quante volte mi è venuto in mente, partendo dalle parrocchie: “A questi sacerdoti bisognerebbe fare un monumento”. Ho sentito l’amore fraterno dei sacerdoti, delle persone consacrate, di tanti laici cristiani e la stima anche di non praticanti. Devo proprio dire grazie e chiedere perdono per il poco bene fatto. Se vi ricordate di dire una preghiera vi ringrazio. Io vi ricorderò da lassù».

Al termine della funzione religiosa il feretro di Verucchi è stato trasportato nella cappella della Madonna del Sudore, sempre all’interno del Duomo, dove ha ricevuto l’omaggio di tante persone che hanno assistito al funerale. Nei prossimi giorni la salma verrà tumulata nella tomba degli arcivescovi, dove Verucchi riposerà a fianco ad altri protagonisti della storia religiosa, e non solo, di Ravenna, Ersilio Tonini e Luigi Amaducci.

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